2008-07-23 15:28:49

Prima visita in Darfur del presidente Bashir


Prima visita in Darfur, oggi e domani, del presidente sudanese, Omar al-Bashir, dopo la richiesta di incriminazione per genocidio e crimini di guerra avanzata nei suoi confronti dal procuratore capo del Tribunale penale internazionale, Luis Moreno Ocampo. Mentre la Lega Araba ha annunciato che Khartoum ha accettato di istituire dei tribunali speciali sulle violenze commesse proprio in Darfur, in collaborazione con l’ONU e lo stesso organismo dei Paesi arabi, il capo di Stato sudanese è giunto stamani all'aeroporto di El Fasher, nel nord del Darfur, teatro di un sanguinoso conflitto che secondo le Naizoni Unite ha già causato 300 mila morti e oltre due milioni di profughi. Sul perché della missione di al-Bashir nella regione occidentale sudanese, ascoltiamo Irene Panozzo, africanista dell’associazione giornalistica Lettera 22, intervistata da Giada Aquilino:00:01:49:30
 
R. - E’ probabile che al-Bashir, con questo viaggio, voglia dimostrare la sua vicinanza al Darfur e fare una sorta di atto politico per provare l’intenzione del governo di trovare una soluzione. Ma è significativo che questa visita arrivi a pochi giorni dalla richiesta del procuratore Ocampo di incriminazione per al-Bashir riguardo proprio a crimini commessi in Darfur.
 
D. - La richiesta di incriminazione per al-Bashir che effetti immediati può avere sul terreno, in Darfur?
 
R. - Il governo sudanese ha reagito con un’apparente tranquillità. La richiesta di Ocampo era stata annunciata il giorno prima dell’atto formale da parte del Tribunale penale internazionale (TPI) e c’era subito stato un Consiglio dei ministri di emergenza, durante il quale l’intero governo aveva sia deciso di rispedire al mittente le accuse di Ocampo, sia di garantire la sicurezza degli operatori internazionali e degli stranieri. Bisognerà capire, da un lato, se il governo continuerà a tenere questa linea. Dall’altro, bisognerà vedere quale linea sceglieranno i molti gruppi ribelli che operano in Darfur: se decideranno di approfittare di un momento di "fragilità" da parte del governo per aumentare gli attacchi all’esercito regolare o se invece saranno comunque disposti a riprendere i negoziati di pace, peraltro già molto stentati prima e che quindi potrebbero essere ancora più difficili adesso.







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