2008-07-21 07:54:15

Questione nucleare: ultimatum USA all'Iran


Due settimane di tempo è il termine dato all’Iran dal segretario di Stato USA, Condoleezza Rice, per rispondere seriamente alla proposta di sospendere la propria attività nucleare. Il capo della diplomazia statunitense non ha escluso “misure punitive”. Solo lo scorso fine settimana si erano svolti i colloqui a Ginevra tra i sei Paesi negoziatori e una delegazione di Teheran. L’Iran ha parlato di progressi ed ha avuto parole positive nei confronti di Washington, mentre il rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Solana, ha mostrato un certo scetticismo. Intanto, la Turchia ha reso noto che è stata chiamata in causa per agevolare i colloqui tra le parti. “Un ruolo di consolidamento e facilitazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Ali Babacan. Per un bilancio della situazione, ecco l'opinione del giornalista iraniano Ahmad Rafat, vice direttore di "AdnKronos International". L’intervista è di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3
R. – E’ un passo in avanti dal punto di vista del governo iraniano in quanto è riuscito ad acquistare qualche settimana di tempo. La presenza americana è un fatto importante ed è anche un fatto che viene interpretato da alcuni come negativo, in quanto sostengono che William Burns sia là per controllare Solana e per impedire che il fronte europeo ceda davanti ad un dato di fatto, cioè che il Paese ormai è una potenza nucleare e che non tornerà mai indietro.
 
D. – Gli Stati Uniti hanno detto agli iraniani: “Rispettate le due settimane di scadenza per dare una risposta o scatteranno altre sanzioni”. Questo non è un segnale rilassante...
 
R. – Credo che l’Iran sia pronto ad accettare un’escalation delle sanzioni, mentre è preoccupato per un’eventuale azione militare che potrebbe venire non dagli Stati Uniti, ma piuttosto da Israele.
 
D. – Gli Stati occidentali, il gruppo dei cinque più uno, e così anche l’Unione Europea, hanno messo sul tavolo una serie di offerte economiche anche di cooperazione se l’Iran dovesse recedere dal proprio programma nucleare...
 
R. – E’ vero che l’Iran è in una situazione difficile, ma non si tratta di un Paese povero, perché ha un surplus sul prodotto, grazie all’aumento del prezzo del petrolio, enorme. Quello che pesa sull’economia iraniana è la mancanza di una politica economica e questo non si risolve con un eventuale aiuto straniero e nemmeno con l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, che è una delle richieste iraniane.







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