Il cardinale Bagnasco: le Giornate mondiali della gioventù sono un grande patrimonio
della Chiesa
All'appuntamento di Sydney ha partecipato anche il cardinale arcivescovo di Genova
Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Roberto Piermarini
gli ha chiesto quale sia stata la sua esperienza di questa Giornata mondiale della
gioventù: R.
– Un’esperienza di grande entusiasmo, di grande gioia, di gratitudine al Signore,
al Santo Padre e a questi tantissimi giovani, che hanno affrontato un lunghissimo
viaggio e un grande impegno. Questo vuol dire un entusiasmo ed una gioia che sono
fondati sul sacrificio, sulla consapevolezza di questo grande dono che è la Giornata,
l’incontro con il Papa e l’incontro con i giovani di tutto il mondo.
D.
– Veniamo ai discorsi del Papa...
R. – Sempre e come
sempre il Santo Padre parla alla Chiesa e in modo particolare ai giovani in questi
giorni con grande chiarezza, con grande puntualità sui temi anche più scottanti ed
impegnativi, con quella paternità che ormai anche i ragazzi hanno compreso e della
quale godono che fa del Santo Padre un grande maestro nella verità e nell’amore.
D.
– Lei è soddisfatto della presenza di tanti giovani italiani qui a Sydney?
R.
– Certamente, sono circa 10 mila i giovani che sono venuti dall’Italia. Un numero
considerevole, data appunto la distanza - non piccola - dell’Australia. Li ho visti
veramente tanto motivati, anche nelle catechesi nei tre giorni precedenti all’incontro,
perché sono stati molto impegnati ed anche molto attenti per delle ore. Sono catechesi,
queste, impegnative che i vescovi hanno fatto nei diversi gruppi e che hanno trovato
un grande ascolto ed un grande riscontro.
D. – Il
cardinale Pell durante la Messa ha detto che questa Giornata mondiale della gioventù
non è più l’iniziativa di un Papa, ma fa parte ormai della vita della Chiesa. Lei
è d’accordo?
R. – Certamente. E’ tesoro, è un patrimonio
ormai della Chiesa anche perché abbiamo toccato con mano in questi 23 anni di Giornate
mondiali che da una Giornata all’altra passano 2-3 anni, ma si è ormai creata una
continuità. Quella continuità che, forse, all’inizio poteva suscitare qualche perplessità,
se poteva esserci, e che invece si è rivelata un grande patrimonio, una continuità.
Le Giornate mondiali non sono degli episodi o delle parentesi straordinarie ed eccezionali
nella vita dei ragazzi, ma ormai – possiamo dirlo con assoluta certezza – creano una
continuità nel cuore dei ragazzi e quindi delle loro stesse comunità di appartenenza.
D. – Per finire eminenza, qual è l’immagine che
le è rimasta nel cuore di questa Giornata mondiale della gioventù?
R.
– Sono molte le immagini, ma una in modo particolare è quella della Veglia, dell’adorazione
eucaristica, dove mi ha impressionato in modo particolarissimo il grande silenzio:
non si sentiva nessuno. Erano 300 mila giovani o più, sotto il cielo, davanti all’Eucaristia,
in un assoluto silenzio, che ha rivelato il fatto che i giovani hanno capito che Gesù
era presente nel Santissimo Sacramento e che la fede è una storia di amore, di incontro
e come tutte le storie di amore è necessario il silenzio, il guardarsi negli occhi,
il raccoglimento. Questa è la fede.
E sulla GMG ascoltiamo
i commenti di alcuni vaticanisti che hanno seguito gli eventi di Sydney. Le interviste
sono di Roberto Piermarini:
D. – Luigi
Accattoli del Corriere della Sera...
R.
– Mi pare sia stata caratterizzata in particolare dalla preghiera nella città secolare,
in questa città futurista, con i grattacieli a specchio nell’acqua, i grandi ponti,
tutta televisiva si potrebbe dire, anche molto atea, molto lontana dalla tradizione
religiosa, e che invece ad un certo punto è stata invasa da un popolo orante, specie
nel momento della Via Crucis.
D. – Salvatore
Mazza di Avvenire...
R. – E’ stata una bella sorpresa. Ci
si aspettava un evento forse meno travolgente di alcune precedenti edizioni, non tanto
e non solo per la gente che, comunque, è voluta venire qui ed è riuscita a venire,
ma anche per come la città è stata coinvolta in questo evento. E’ stato un coinvolgimento
anche fattivo. Il comune aveva chiesto agli abitanti di Sydney di dare delle coperte
per questi ragazzi e ho saputo che ne sono arrivate una quantità incredibile, per
aiutare a superare i disagi. Dimostra che questo evento è entrato nella vita della
città ed è riuscito a lasciare un segno di cosa sia questa Giornata della gioventù.
D.
– Fabio Zavattaro del Tg1 Rai... R. – Questa
Giornata della gioventù, secondo me, ha degli aspetti molto interessanti. Questa presenza
dei giovani è una presenza che ha un po’ modificato quella che è stata l’opinione
che, nei media soprattutto, nei giornali, nelle televisioni australiane, veniva diffusa
di questa invasione di giovani, che avrebbero portato disordine probabilmente o non
so quale altro timore. Sui giornali, invece, che cosa è uscito? Sono state pubblicate
delle lettere in cui si dice che i giovani, che abbiamo visto in questi giorni, sono
stati gentili con tutti, educati. L’atteggiamento, dunque, in qualche modo, verso
questi giovani è cambiato sin dal primo appuntamento vissuto da questi ragazzi.
Tra
i tanti commenti della stampa internazionale sulla GMG, alcuni hanno voluto dare una
immagine astrattamente spiritualizzata dei giovani cattolici, come se fossero persone
fuori dal mondo. Ascoltiamo in proposito don Domenico Pompili, portavoce della
CEI, raggiunto telefonicamente a Sydney da Luca Collodi:
R. – Direi
che questo è un po’ uno stereotipo che si sta facendo strada in certa stampa che tende
un po’ a vedere i giovani cattolici come fossero degli extraterrestri che dovrebbero
perciò essere assolutamente indifferenti ai condizionamenti culturali e a quelle che
sono le passioni che mobilitano la gente di oggi. In realtà i giovani cattolici sono
dei giovani del nostro tempo, vivono per certi aspetti le medesime contraddizioni
ma hanno, questa è la differenza, il desiderio di misurarsi a “mani nude” con la Parola
del Vangelo. Direi che le parole del Papa, che sono un’interpretazione del Vangelo
calata nel concreto e nell’attualità culturale, aiutano i giovani di oggi ad avvicinarsi
al Vangelo e alla Persona di Gesù Cristo. Da questo punto di vista, la parola del
Papa è un elemento che aiuta i ragazzi a calarsi di più nella loro condizione di vita,
ma con una speranza decisamente in più.