A Roma, in concomitanza con la Veglia di Sydney, un incontro di preghiera nella
Basilica Lateranense: la testimonianza del cardinale vicario, Agostino Vallini
Dopo la Via Crucis di venerdì e la grande Veglia di oggi, i giovani si ritroveranno
con il Papa, domani mattina alle ore 10 di Sydney (le 2 di Roma), sempre all’ippodromo
di Randwick per la Messa conclusiva della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù.
La celebrazione sarà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente.Intanto,
la GMG viene vissuta intensamente, con diverse iniziative, anche lontano da Sydney.
Stamani, in concomitanza con la Veglia in terra australiana, si è svolto nella Basilica
Lateranense un incontro di preghiera dei giovani della diocesi di Roma e delle altre
diocesi del Lazio. La Messa è stata celebrata dal cardinale vicario Agostino Vallini,
che, intervistato da Luca Collodi,racconta le reazioni dei giovani
romani:
R. – E’
stata una bella esperienza perché ho sentito il desiderio di questi giovani di un’intensa
preghiera. E’ stata una forte esperienza di fede e ho cercato nella omelia della Messa
di favorire, di offrire elementi, perché questa preghiera diventasse più intensa e
ho detto che eravamo proprio in questo cenacolo del mondo insieme con il Santo Padre
che dall’altra parte della terra era lì con queste rappresentanze del mondo intero.
Noi ci sentivamo uniti a loro. D. – Cardinale Vallini, più volte
in questi giorni il Papa da Sydney ha invitato i giovani a non buttare via la propria
vita, a non trovare scorciatoie. Qual è oggi secondo lei il senso religioso dei giovani? R.
– A me pare che c’è un senso di ricerca. E’ la ragione della vita di questi giovani.
Vivono in un contesto pluralistico con mille messaggi, con tante speranze ma anche
tante illusioni. E’ come se per molti giovani non si fosse trovato il punto di partenza
per dare risposte definitive, stabili, chiare alla propria vita, ma con un grande
desiderio di farlo. Questo della Giornata Mondiale della Gioventù è certamente un
momento forte di proposta per quelli che partecipano ma anche per quelli che non partecipano
e che sono attenti a questi fenomeni mondiali della comunità ecclesiale. D.
– Una Giornata Mondiale della Gioventù è sempre un momento molto forte sia spiritualmente
che umanamente. Tornati a casa si rientra nella quotidianità, i giovani quando tornano
sono un po’ distratti… R. – E’ un po’ vero per tutti noi, ma
soprattutto forse per i giovani. Certo dipende dalle circostanze se un giovane è inserito
in una esperienza positiva in una comunità ecclesiale, certo può avere occasioni propizie
per poter continuare un discorso. Io ho visto dei giovani che dopo aver partecipato
a una delle Giornate mondiali, poi hanno fatto delle scelte coraggiose, hanno rivisitato
tutta la loro vita, si sono messi a leggere il Vangelo, hanno chiesto aiuto, hanno
fatto quel passaggio consapevole verso una fede adulta e motivata che poteva giustificare
una scelta di vita anche molto impegnativa. Ci sono poi tante persone che hanno ricevuto
dei frutti e poi si sono comportati da cittadini e da cristiani impegnati nel sociale,
nella vita civile, il che è molto positivo. Certo dipende dal dopo, che cosa si potrà
offrire, come aiutarli, perché la proposta forte che viene dal Santo Padre e viene
dalle diverse esperienze legate alla Giornata Mondiale della Gioventù, possa avere
continuità. D. – Eminenza, un pensiero a quanti giovani e adulti
sono rimasti a Roma, diocesi del Papa e vivono da qua la Giornata Mondiale della Gioventù? R.
– Mi sentirei di raccogliere il brano di Ezechiele che è stato proposto e proclamato
stamattina nella Messa della Basilica di San Giovanni. Molte persone oggi, purtroppo,
il più delle volte senza loro colpa, vivono come “outsider”, deluse, amareggiate,
senza speranze, senza futuro. La grande sfida è di aiutare tutti a scoprire che c’è
il Signore che ama e che dona il suo Spirito capace di far rivivere.