La Chiesa in Cina: ne hanno parlato ieri il cardinale Achille Silvestrini e mons.
Giampaolo Crepaldi durante la presentazione di un volume di Limes
Problemi del passato e di oggi della Chiesa in Cina, ma anche motivi di speranza:
al centro dell’intervento del cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della
Congregazione per le Chiese Orientali e di mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla presentazione, ieri pomeriggio a Roma,
del volume della rivista di geopolitica italiana "Limes" dedicato alla Cina dal titolo
"Marchio giallo" con la partecipazione del ministro italiano degli Affari Esteri,
Franco Frattini. C’era per noi Fausta Speranza:
Dal ministro
degli Esteri, Frattini, una disamina delle tematiche e aree del mondo in cui la Cina
è attore sempre più significativo e delle sfide nel rapporto con i Paesi occidentali
che chiedono alla Cina, che registra un PIL sempre più alto, di crescere anche in
termini di democrazia e di difesa dei diritti umani. Con uno sguardo alle sempre più
prossime Olimpiadi a Pechino. Dal cardinale Achille Silvestrini
un excursus storico della presenza della Chiesa in Cina a partire dalla straordinaria
figura di missionario di padre Matteo Ricci che, dopo aver studiato lingua e cultura
cinesi per 20 anni, si affacciò alla Corte imperiale a Pechino nel 1601. Da allora
una storia di alti e bassi, di speranze e di delusioni ma anche – come ha sottolineato
il cardinale Silvestrini – di “ingerenze di Paesi europei nell’impegno missionario
della Chiesa in Cina”. In sostanza, una storia di chiusure da parte di un Paese che
ha sempre rifiutato l’idea di fedeli devoti ad una Chiesa che considerava di un Paese
straniero, non comprendendo il valore universale del messaggio di Cristo. Tra i tanti
momenti significativi della storia anche più recente ricordati, c’è il tentativo di
Pio XII nel 1949 di avviare gerarchia cattolica e diocesi in Cina e non più solo vescovi
missionari, naufragato nella rivoluzione di Mao Tse Tung. Ma se si guarda all’oggi,
ci sono due punti fermi, secondo il cardinale Silvestrini che ha fatto una fetta importante
della storia diplomatica della Chiesa: la Lettera di Giovanni Paolo II nel 2001 e
la Lettera ai fedeli cinesi di Benedetto XVI dell’anno scorso. Punti fermi cui guardare
per sperare e pregare. Ascoltiamo il cardinale Silvestrini:
“E’
un Paese non cristiano e in più in una situazione anche di dispersione dei cattolici
cinesi. Sono 20 milioni e se pensiamo che il popolo cinese è composto da un miliardo
e trecento milioni di persone... Sono disseminati in tutto il Paese. Noi abbiamo fiducia,
però, che il tempo e, soprattutto, questa fedeltà, questa costanza - ci sono stati
molti martiri – della comunità cattolica attuale, aiuti molto l’incontro che è auspicato
da Benedetto XVI con le autorità della Cina”.