Secondo un rapporto di “Small arms survey”, carichi di armi leggere vengono dirottati
e spediti verso aree di guerra
“Il dirottamento dei carichi di armi è fonte di spedizioni importanti e letali verso
aree di conflitto e regioni dove la violenza criminale e l’instabilità sono vere e
proprie piaghe”. E’ quanto si legge nell’ultimo rapporto di “Small arms survey”, organismo
di ricerca sulla proliferazione delle armi leggere con sede a Ginevra. Lo studio,
presentato a New York presso l’ONU, sottolinea che “alcune di queste spedizioni illecite
sono talmente importanti da competere con gli arsenali posseduti dalle forze armate
di piccoli Paesi”. Il dirottamento – riferisce l’agenzia missionaria MISNA - assume
diverse forme: dalle piccole spedizioni di pezzi acquisiti legalmente, ma assemblati
illegalmente, ai massicci invii organizzati dai cosiddetti ‘mercanti di morte’. Secondo
diversi esperti, i carichi di armi passano attraverso la giungla con il tacito consenso,
talvolta, di funzionari governativi. “Benché i governi non siano trasparenti sulla
conformità della loro pratiche – si legge ancora nel rapporto - è chiaro che trascurano
le verifiche dopo le consegne”. Non è da trascurare – si sottolinea infine nel documento
- il furto di armi detenute dai civili, che secondo stime potrebbe ammontare a circa
650.000 pezzi all’anno. I maggiori esportatori di armi leggeri e di piccolo calibro
restano, nell’ordine, Stati Uniti, Italia, Germania, Belgio, Austria, Brasile, Russia
e Cina. I primi importatori sono Stati-Uniti, Arabia Saudita, Canada, Francia e Germania.
Su 200 milioni di armi leggere censite nel mondo, 76 milioni costituiscono un’eccedenza
che dovrebbe essere distrutta. Ma alla distruzione i governi preferiscono spesso la
via dell’esportazione. (A.L.)