La Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine Maria del Carmelo
La Chiesa celebra oggi la memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, titolo
legato all’esperienza del profeta Elia che nel primo secolo è stata associata da alcuni
eremiti ad una sequela a Gesù vissuta con fedeltà e purezza. La ricorrenza rievoca
l’apparizione della Vergine al primo generale dell’ordine dei carmelitani, il 16 luglio
del 1251, e richiama alla protezione che Maria riserva ai cristiani, al suo aiuto
nelle difficoltà. Ma la Madonna del Carmelo è anche Colei che ascolta la Parola di
Dio, con cuore buono e puro, come spiega al microfono di Tiziana Campisi il
padre carmelitano Bruno Secondin, docente di teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
R. - Colei
che ascolta la Parola con cuore buono e puro, perciò la Vergine purissima di cuore.
Colei che accogliendo la Parola la genera totalmente ed è la madre, perciò, della
Parola fatta carne, fatta uomo, nostro salvatore Gesù Cristo. Ancora, Colei che si
lascia istruire dalla sapienza della Parola, perciò per il Carmelo la lectio, la meditazione
della Parola, è qualcosa di profondo, di radicato, fin dalle origini. Oggi ci sentiamo
particolarmente in dovere di ritornare alla radice della Parola, alla meditazione
sapiente, attenta, obbediente della Parola. Non si celebra solo una protettrice, che
è vero, c'è un’attenzione materna di Maria verso di noi, che nei secoli è stata molto
evidente, ma anche qualcosa che richiede, da noi, di scoprire le radici cristiane
dell’autenticità dell’essere cristiani e, quindi, la Parola, le virtù, la solidarietà,
il senso di fraternità, di servizio.
D. - Le caratteristiche
che vengono evidenziate della Vergine del Carmelo sono anche la purezza e l’amore
verso Dio al di sopra di ogni altra cosa...
R. -
Non si può accogliere la Parola e renderla feconda in noi, in tutte le forme in cui
questa Parola può riuscire ad essere feconda, se il cuore non è puro, se il cuore
non è totalmente purificato da un cammino, che è quello della mortificazione, ma che
è anche quello della solitudine, di una vigilanza sugli aspetti minori ma che sono
capaci poi di produrre un inquinamento interiore. L’aspetto di una maternità che fa
in noi germogliare la presenza del Figlio, del Verbo, e in quanto Madre rende feconda
la Parola, come in lei lo è stato, ed è così capace di renderci generatori del Verbo,
Chiesa, corpo vivo.
D. - Il titolo di “Maria del
Carmelo” è legato all’Ordine dei Carmelitani...
R.
- L’Ordine dei Carmelitani ha preso questo nome a partire dalla cappella che c’era
sul Monte Carmelo. Il primo cenobio aveva la cappella dedicata a Maria e questo era
un legame reciproco di servizio e di protezione. Perciò, il Carmelo sente nella Chiesa
di dover coltivare non solo per sé questa attenzione ma anche di donare al corpo della
Chiesa una sapienza su questo approccio a Maria, una modalità con cui l’approccio
a Maria diventi una fedeltà ai nuclei vivi della fede che sono basati su Gesù Cristo
e il dono della salvezza da parte della Trinità. Maria è con noi discepola, testimone,
ascoltatrice, seno vergine aperto alla grazia. Quindi ciascuno di noi deve essere
come un terreno vergine su cui la grazia della Parola, dei sacramenti, dell’essere
Chiesa, della speranza, devono dare frutto.