"Non diamo per scontato di aver capito che Dio è amore": così il cardinale Comastri
nella cerimonia presieduta ieri nella memoria di San Camillo de Lellis
Si è svolta ieri sera nella cappella dell’Ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma,
la solenne cerimonia eucaristica, presieduta dal cardinale Angelo Comastri, per la
festa di San Camillo de Lellis. Come ogni anno i fedeli della zona sud est della Capitale,
unitamente al personale sanitario e amministrativo del nosocomio, hanno risposto numerosi
all’invito delle Figlie di San Camillo a stringersi attorno a chi soffre proprio nel
giorno della ricorrenza dell’Apostolo di Bucchianico. Durante l’omelia, il porporato
ha ricordato: “Oggi sicuramente c’è più scienza di un tempo, più tecnica, ma meno
amore”. Quell’amore che, come ci ricordava Padre Pio da Pietrelcina, guarisce molte
malattie. Rivolgendosi alle suore, il cardinale ha poi detto: “Voi avete il carisma
di portare l’amore agli ammalati e questa è una missione mai superata perché chi soffre
avrà sempre bisogno d’amore. Quella croce rossa che portate sul petto è il distintivo
di ciascun cristiano. Vi esorto, quindi, a ricordarci ogni giorno il Vangelo, a provocarci
con la vostra carità. Solo guardandovi, noi sappiamo che lì c’è la carità, una carità
libera e disinteressata, una carità da corsia, quella che però salva gli uomini”.
Poi un appello ai fedeli e al personale sanitario: “Non diamo per scontato di aver
capito che Dio è amore. Gesù ci ricorda che non basta appartenere alla cosiddetta
categoria dei buoni per essere buoni veramente. E lo fa raccontando la vicenda del
Buon Samaritano. Si è buoni solo se si vive la carità, quella concreta, così come
descritta con parole semplici, ma molto efficaci, da Madre Teresa di Calcutta: "Un
bicchier d’acqua dato con amore vale più di una biblioteca sulla carità”. Al termine
della cerimonia, la superiora generale delle Figlie di San Camillo, madre Laura Biondo,
ha ringraziato il cardinale Comastri e, nel suo indirizzo di saluto al personale medico
e amministrativo dell’Ospedale Vannini, ha sottolineato: “Per quanto concerne il nostro
carisma possiamo dire che è di una attualità estrema, tenendo presenti in modo particolare
le nuove povertà quali l’AIDS e la droga. Siamo chiamati, quindi, ad essere una testimonianza
profetica e mistica di Cristo Buon Samaritano e di conseguenza la nostra fedeltà al
carisma di San Camillo e allo spirito dei nostri Beati Fondatori è un imperativo assoluto,
per poter essere testimoni della presenza di Dio in un mondo disorientato e confuso”.
Confermata a maggio scorso per il prossimo sessennio, nel corso del 18esimo capitolo
generale ordinario, alla guida della Congregazione delle Camilliane, Madre Laura Biondo
ha ricordato: “La missione delle Figlie di San Camillo è quella di testimoniare al
mondo l’amore sempre presente di Cristo verso gli infermi attraverso il ministero
spirituale e corporale, esercitato anche con il pericolo della vita secondo lo spirito
dei nostri Beati Fondatori, Madre Giuseppina Vannini e Padre Luigi Tezza”. (A cura
di Davide Dionisi)