Giovani di tutto il mondo continuano ad affluire a Sydney per partecipare alla Giornata
Mondiale della Gioventù. Ascoltiamo le testimonianze di alcuni giovani italiani presenti
nella città australiana. Le interviste sono di Marina Tomarro: R.
– E’ una gioia immensa che è difficile descrivere. Un’emozione unica ed irripetibile.
Un’esperienza che avevo già fatto, ma che sono qui per ripeterla perchè ti lascia
tanto.
D. – Cosa vuol dire, per te, essere qui alla
GMG, quali sono le tue emozioni e perchè siamo insieme a ragazzi di tutto il mondo?
R.
– Secondo me è bello perchè ci rendiamo conto di essere in tanti a credere, di non
essere soli. Sono proprio questi momenti che, quando ti prende lo sconforto o la paura
di sentirti sola, ti aiutano, ti tirano su il morale e ti fanno vedere l’amore di
Dio presente nelle persone vicino a te.
R. – E’
una cosa bellissima, anche perchè è la mia quarta GMG: sono stato a Roma, Toronto,
Colonia ed ora qui. Essere in Australia è veramente una sensazionebellissima.
R. – E’ un’emozione grandissima, anche perchè è la mia prima GMG. Era
una cosa che desideravo da tempo e non perchè siamo a Sydney, ma perchè siamo qui
tutti insieme e condividiamo una gioia comune che è quella di incontrare il Papa.
R. – Sono felicissima nel vedere tanti ragazzi che,
come me, condividono un’altra volta, perchè ho già fatto altre GMG, questa bellissima
esperienza nel segno dell’incontro con Cristo.
R.
– E' bello condividere, soprattutto, la propria fede con gli altri giovani di tutto
il mondo ed è bello anche perchè abbiamo la possibilità di conoscere altre persone.
R. – E’ bello portare la nostra testimonianza a
14 mila chilometri dall’Italia e in una terra nella quale non ci sono così tanti giovani
che credono. E’ giusto portare anche qui la nostra parola.
Gioia
ed entusiasmo, binomio tradizionale delle GMG, si rinnova dunque anche a Sydney. Al
di là dell’aspetto festoso, questo raduno ha però un valore particolare, per certi
aspetti provvidenziale, per i giovani australiani, non solo cattolici. E’ quanto sottolinea
Catherine Smibert dell'ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale australiana,
intervistata dal nostro inviato Roberto Piermarini: R.
– Questa visita è importantissima per i giovani dell’Australia, perché i giovani australiani
rappresentano una cultura che sta aspettando una voce diversa. Qui i giovani si sentono
sempre ripetere la stessa cosa: “Tu, puoi fare quello che vuoi e basta!" Loro mi dicono
– e questo lo si vede dappertutto – che stanno cercando invece un senso di moralità,
un senso dei valori. La cultura che hanno intorno è abbastanza secolarizzata e questo
non solo perché la cultura australiana non è una cultura cattolica, ma anche perché
non ha alcuna ispirazione in alcun tipo di religione e questo fa sì che vi sia un
grande vuoto. Già in questi anni di preparazione è stato visibile un cambiamento nel
comportamento dei giovani, che stanno aspettando, con le braccia aperte, una persona
- e naturalmente anche la Chiesa attraverso la persona di Papa Benedetto XVI – che
rappresenta un qualcosa di più forte, una voce stabile, importante, piena di valori
che non cambiano. Questo dice molto ad un mondo che finora non ha mai avuto la chance
di avere questo tipo di dimensione. Vedono Benedetto XVI come un padre che se anche
dà le regole della casa, lo fa per amore e lo fa per loro.