2008-07-15 15:13:07

La Chiesa celebra la memoria di San Bonaventura, mistico dell'amore di Dio


La Chiesa ricorda oggi San Bonaventura, frate minore francescano vissuto nel XIII secolo, maestro di teologia, per 17 anni generale del suo ordine, poi creato cardinale e consacrato vescovo di Albano Laziale. Autore di diverse opere, scrisse anche la “Legenda maior”, definita la biografia ufficiale di San Francesco. Ebbe diversi incarichi pontifici, viaggiò molto e conservò sempre uno spirito semplice, dando saggio di sapienza, prudenza e spiccato equilibrio. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

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Amore e carità: negli insegnamenti di San Bonaventura si impara che “non basta la speculazione senza la devozione … l’intelligenza senza l’umiltà; lo studio senza la grazia”. Lo si apprende anche dal buon senso, pratico e speculativo, che ha caratterizzato la personalità del frate minore francescano, quello con il quale dispensava parole tranquillizzanti e incoraggianti. Come a frate Egidio, quando questi gli chiese come avrebbe potuto salvarsi lui, privo di ogni scienza teologica: “Se Dio dà all’uomo soltanto la grazia di poterlo amare – rispose Bonaventura – questo basta … Una vecchierella può amare Dio anche più di un maestro di teologia”. “Cristo è la via e la porta” scrive nell’“Itinerario della mente in Dio”, lì dove spiega che fissando lo sguardo su Cristo crocifisso l’uomo affronta il passaggio, fa Pasqua con Gesù, riposa con lui “nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia … ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l’amore: ‘Oggi sarai con me nel paradiso’. “Ma perché questo passaggio sia perfetto – prosegue San Bonaventura – è necessario che, sospesa l’attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio”; fatto mistico e straordinario. “Se … vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza – aggiunge il santo francescano – il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere … non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l’essere e lo inabissa in Dio con la sua soavissima unzione e con gli affetti più ardenti”. Nel corso della sua esistenza San Bonaventura ha difeso e riproposto la tradizione patristica, in particolare il pensiero e l'impostazione di Sant'Agostino; ha combattuto l'aristotelismo, acquisendone però alcuni concetti, ed ha valorizzato tesi della filosofia arabo-ebraica. Per il noto teologo, che riconobbe in Cristo “la bellezza di ogni bellezza”, la filosofia serve a dare aiuto alla ricerca umana di Dio, e può farlo, come diceva il vescovo di Ippona, solo riportando l'uomo alla propria dimensione interiore (cioè l'anima), e, attraverso questa, ricondurlo infine a Dio. “Nessuno può giungere alla beatitudine se non trascende sé stesso, non con il corpo, ma con lo spirito – si legge nell’“Itinerario della mente in Dio” - ma non possiamo elevarci da noi se non attraverso una virtù superiore. Qualunque siano le disposizioni interiori, queste non hanno alcun potere senza l'aiuto della Grazia divina. Ma questa è concessa solo a coloro che la chiedono (...) con fervida preghiera”.

 
(Canto)







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