Al Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza, il cardinale Martino inaugura
il Congresso internazionale su “La questione ecologica, la vita dell’uomo nel mondo”
“La questione ecologica, la vita dell’uomo nel mondo”: è il tema del Congresso internazionale
di tre giorni, organizzato dalla Santa Sede all’Expo di Saragozza, inaugurato stamani
dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace. Con questo evento, nel Padiglione della Santa Sede - sottolineano gli organizzatori
- si “desidera rispondere, da una prospettiva umana e cristiana, alle domande che
l’uomo si pone intorno all’evoluzione attuale del mondo” e “al destino ultimo delle
cose e dell’umanità”. Sulla questione ecologica e dell’acqua in particolare, tema
dell’Expo di Saragozza, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Francesco
Viola docente di Filosofia del Diritto all’università di Palermo, che interverrà
nella giornata conclusiva del Congresso:
R. - Il grande
tema di oggi è quello del rapporto tra uomo e natura. Questo è il tema generale del
convegno e anche dell’Expò. Qui si tratta, appunto, di superare le dicotomie del passato,
soprattutto quelle della modernità che hanno opposto uomo e natura, soggetto e oggetto,
corpo e spirito. Che, insomma, hanno separato delle entità che invece appartengono
tutte al grande mondo del Creato. Le hanno opposte l’une alle altre e, di conseguenza,
proteggere l’uno diventa un modo per danneggiare l’altro.
D.
- La Santa Sede, anche con questo Congresso e con il padiglione all’Expò, ribadisce
l’universalità dei beni del Creato. Pensiamo ai tanti interventi, anche recentemente,
di Benedetto XVI, con riferimento per esempio al G8...
R.
- Sì, è chiaro che il problema è quello della convivenza. Allo stesso tempo, bisogna
mantenere il punto perché il pericolo è quello di passare dalla separazione del passato
ad una forma di livellamento in cui tutto assume lo stesso valore e conseguentemente
tutto viene omologato. La Santa Sede credo che si batta proprio su questa linea: quella
della convivenza all’interno però di un universo differenziato, perché il mantenere
una differenza vuol dire mantenere il significato delle cose.
D.
- L’acqua, fonte della vita, assieme ai diritti fondamentali, può essere una piattaforma
anche di dialogo, di incontro, tra popoli, culture e religioni diverse? In fondo l’Expò
ha una proiezione universale…
R. - Sì. L’acqua apparteneva
a quei beni che non era necessario regolamentare perché non era scarsa e quindi, come
tale, l’acqua, dalla quale sorge la vita non era oggetto di una protezione particolare.
Oggi, invece, si ha una situazione completamente opposta: proprio la fonte della vita
comincia a diventare scarsa.
D. - Si può dire che
la questione ecologica, la salvaguardia e l’utilizzo sapiente dei beni del Creato
è la grande questione per l’uomo del XXI secolo?
R.
- Sì, senza dubbio, perché la questione ecologica può attivare anche delle forme di
soluzione autoritarie, all'interno delle quali gli stessi diritti dell’uomo possono
venire subordinati alla tutela della natura. E’ necessaria un’opera di sintesi che
chiama in causa la sapienza cristiana. “Sapiente”, secondo la visione cristiana, è
colui che mette ordine: la sapienza sta nel mettere ordine. Ora, questo ordine della
natura, che un tempo sembrava dato all’uomo e che l’uomo poteva ricevere con gratitudine
ma non manipolare. Oggi, invece, dall’uomo questo ordine deve essere riconfermato.
In un certo senso, l’uomo deve volere che l’ordine del mondo si mantenga.