In Russia, si celebra oggi per la prima volta la "Giornata della famiglia, dell’amore
e della fedeltà". Il commento di mons. Paolo Pezzi
Per la prima volta, in Russia, si celebra oggi la “Giornata della famiglia, dell’amore
e della fedeltà”. L’iniziativa è nata dalla città di Murom, a circa 300 km ad est
di Mosca, dove sono vissuti i Santi Petr e Fevronija, canonizzati dalla Chiesa ortodossa
Russa nel 1547 e festeggiati proprio l’8 luglio. La proposta ha ricevuto il sostegno
del Consiglio interreligioso russo, del Patriarca ortodosso, Alessio II, e di mons.
Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, che Fausta Speranza
ha intervistato:
R. - Penso
che, come anche in altre parti del mondo, noi soffriamo del fatto che le famiglie
crescono e si sviluppano senza reali fondamenti che possano sostenerle. Questo, con
molta facilità, porta a separazioni, divisioni e a una difficoltà nel comunicare un’ipotesi
positiva di certezza per la vita ai propri figli.
D.
- Eccellenza, la convergenza di appoggio per questa Giornata della famiglia da parte
sua, arcivescovo di Mosca, e da parte del patriarca Alessio II: da parte ortodossa,
dunque, è il segno di una collaborazione più ampia tra cattolici e ortodossi nella
difesa di radici e valori tradizionali cristiani...
R.
- Penso che si possa certamente leggere in questa direzione. Non è stato un progetto
nato insieme, ma ci siamo ritrovati a sostenerlo. Abbiamo la comune preoccupazione
per il bene dei fedeli, dei cittadini di questa terra che siamo chiamati a servire.
D.
- Monsignor Pezzi, Giornata della famiglia significa non solo matrimonio ma valori
della vita a 360 gradi: è così?
R. - Certo, questo
implica una concezione e un rispetto della vita dal suo sorgere fino al suo termine
terreno naturale.
D. - La Giornata della famiglia
è dedicata alla famiglia, all’amore e alla fedeltà. Fedeltà a cosa? Soltanto al coniuge
o fedeltà ad una pienezza dell’amore?
R. - Ciò che
permette all’uomo di essere fedele alla sua donna è, in fondo, ciò che permette a
colui che è chiamato a vivere nella verginità la propria vocazione, per cui penso
che le due cose non possiamo e non dobbiamo slegarle. Non dimentichiamo che la Chiesa
nella sua saggezza sottolinea che la fedeltà, in un certo qual modo, è un dono di
grazia da domandare. E la Chiesa lega questa fedeltà anche nel matrimonio al Sacramento
stesso, a una forza, a un’energia, a una grazia che non ritrovo nelle mie capacità:
la fedeltà mia si appoggia alla fedeltà di Dio, perchè Dio è fedele sempre.