Cambiamenti climatici, crisi alimentare, l’impennata dei prezzi del petrolio e aiuti
ai Paesi in via di sviluppo al centro del G8
L’appello odierno del Papa all’Angelus per una maggiore solidarietà dei Paesi del
G8 verso gli Stati in via di sviluppo si aggiunge all’invito rivolto nei giorni scorsi
dai presidenti delle Conferenze episcopali degli stessi Paesi riuniti a Tokyo. Appelli
ai quali, solitamente,non seguono risposte concrete. E’ quanto sottolinea, al microfono
di Luca Collodi il presidente dell'Associazione delle ONG italiane, Sergio
Marelli, che sarà al summit in rappresentanza di 160 organizzazioni non governative:
R. - Ancora
persiste nella classe politica e tra i decisori della comunità internazionale una
visione degli interessi che sono alquanto miopi, di corta durata. E’ come se, ancora
oggi, l’insistenza sull’incremento dei profitti e sulla protezione di questo benessere
nei Paesi ricchi del nord del mondo, possa essere ancora perpetuata senza avere una
prospettiva più di medio-lungo termine. Questa, ad un’analisi un po’ più responsabile
ed approfondita, lascia assolutamente intravedere un futuro incerto, insicuro per
tutti, anche per questo benessere, per queste ricchezze che viviamo nei nostri Paesi.
Se non passa come mentalità comune il fatto che il benessere può essere costruito
solo garantendo i diritti e la giustizia, ci avvieremo verso un futuro che, senz’altro,
pregiudicherà la vita anche delle nostre nuove generazioni.
D.
– Cambiamenti climatici, crisi alimentare, l’impennata dei prezzi del petrolio e aiuti
ai Paesi in via di sviluppo, Africa in testa. Sono questi i quattro temi su cui si
misureranno gli otto Paesi più industrializzati del mondo. Servono ancora questi summit?
R.
– Io resto del parere che questi summit siano utili. Non si può però ipotizzare che
il G8 possa sostituirsi agli ambiti più democratici della comunità internazionale
a partire dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma è fin troppo evidente che
questi sono gli otto governi capaci con le loro decisioni, e soprattutto con la loro
volontà di investire risorse per lo sviluppo diffuso a livello planetario, di condizionare
proprio l’evolversi delle decisioni nella comunità internazionale. Quindi, quello
del G8 non è sicuramente un ambito legittimato a sostituire le forme democratiche
della comunità internazionale, ma se si dovesse incontrare un consenso responsabile
nei governi di questi Paesi, si farebbero dei passi da gigante verso un futuro di
maggior giustizia.