La vitalità del cristianesimo africano radicata nell’ispirazione biblica: così,
mons. Paglia a conclusione dell’assemblea della Federazione Biblica in Tanzania
Si è chiusa, ieri a Dar-es-Salaam in Tanzania, la settima assemblea plenaria della
Federazione Biblica cattolica incentrata sul tema “La Parola di Dio. Fonte di riconciliazione,
giustizia e pace”. L’evento si è concluso con una grande Messa presieduta dal vescovo
Vincenzo Paglia, presidente della Federazione biblica, alla presenza del cardinale
arcivescovo di Dar-es-Salaam, Polycarp Pengo. La celebrazione ha visto la calorosa
partecipazione dei fedeli della diocesi, che ha ospitato l’incontro ecclesiale. E'
stato inoltre costituito il comitato che guiderà l'organismo fino all'assemblea pleanaria
del 2014. Per un bilancio di questo importante evento, Alessandro Gisotti ha
intervistato il presidente della Federazione Biblica cattolica, mons. Vincenzo
Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia:
R. – Il bilancio
è notevolmente positivo, anzitutto a partire dal luogo. Aver raccolto rappresentanti
e delegati di tutte le istituzioni dell’apostolato biblico e di molte conferenze episcopali
e tenere questo incontro in Africa è stata una scelta particolarmente felice. Una
scelta che ha potuto constatare anzitutto il progresso che in questi ultimi anni ha
fatto la pastorale biblica in Africa. Le stesse conferenze episcopali hanno espresso
un positivo apprezzamento e tutti i delegati sono rimasti davvero meravigliati nel
vedere la vitalità del cristianesimo africano che sempre più si radica nell’ispirazione
biblica.
D. – Quali sono le aspettative per il prossimo
futuro, anche considerando il sinodo in Africa del prossimo anno?
R.
– La storia di questa settima assemblea plenaria della Federazione è segnata da un
doppio binario: quello del Sinodo sulla Parola di Dio che si terrà in ottobre e quello
dell’Africa che si terrà l’anno prossimo. Il titolo della nostra assemblea è appunto
“La Parola di Dio. Fonte di riconciliazione, di giustizia e di pace”. In questa assemblea
si sono come uniti idealmente questi due sinodi, a voler dire che la Parola di Dio
viene riscoperta, non in una maniera astratta o spiritualista e nemmeno dall’altra
fondamentalista o solo psicologica, ma viene vista come una forza storica che riesce
a spingere gli uomini e le donne non solo dell’Africa, ma del mondo intero, ad essere
fermento di riconciliazione e di pace. E’ stato sottolineato un aspetto: la Chiesa
e, quindi, la comunità cristiana come campo di azione o meglio come mediazione per
la trasformazione del mondo non ha, ovviamente, mezzi né politici, né economici. La
Chiesa cambia il mondo a partire dal cambiamento del cuore degli uomini.
D.
– L’Assemblea ha avuto anche una dimensione ecumenica, a cui sappiamo quanto tenga
Benedetto XVI…
R. - La dimensione ecumenica è stata
sottolineata più volte, perché la Bibbia resta il campo più radicalmente comune tra
tutte le confessioni cristiane. In questo senso, la presenza dei responsabili maggiori
delle società bibliche mondiali ci ha fatto toccare con mano l’urgenza di un nuovo
rapporto con tutto il vasto mondo protestante. Poi c’è un sogno che abbiamo maturato
preparando l’ottava assemblea della federazione. Ed è stato questo: perché non fare
l’assemblea nel mondo ortodosso? Proprio per sottolineare l’ecumenicità!