2008-07-02 13:07:15

Il nuovo Patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, dopo la consegna del Pallio: vivo la missione in Terra Santa certo del sostegno del Papa e di tutta la Chiesa. Intervista col presule


Domenica scorsa era nella Basilica Vaticana, in mezzo a un folto gruppo di confratelli, a ricevere da Benedetto XVI l'insegna sacra del Pallio, che designa gli arcivescovi metropoliti di nomina più recente. Ma per mons. Fouad Twal, nuovo Patriarca latino di Gerusalemme, il segno del grado gerarchico ricevuto dal Papa è anche il segno di una grande responsabilità pastorale, da vivere in un'area di delicati equilibri spirituali e geopolitici. Il presule lo conferma al microfono della collega della redazione francese della nostra emittente, Helene Destombes:RealAudioMP3

R. - Per la mia nomina come arcivescovo coadiutore di Gerusalemme, all’inizio ho avuto un po’ di apprensione, considerando la situazione drammatica che si vive là, che non lascia trasparire troppe speranze per il futuro. Ultimamente, però, il vedere tanti amici che mi stavano accanto durante questi giorni di festa, tante belle anime, tante preghiere, mi ha dato la certezza che non sono solo su questo terreno, in questa situazione. E vado con gioia, con speranza, ad assumere questa responsabilità. Nei giorni scorsi, ho avuto qui a Roma contatti con tutti i miei superiori, compreso il Santo Padre, e dappertutto ho trovato appoggio, accoglienza, anche dai fedeli e dagli amici. Questo ci dà coraggio e ci dà la certezza che non siamo soli. Possiamo avanzare coscienti, al cento per cento, dei nostri limiti, ma coscienti al cento per cento che la nostra forza viene da Dio, dalle preghiere e da tanti e tanti che ci sono vicini.

 
D. - La sua missione ha una dimensione ovviamente pastorale, spirituale. Ma forse anche politica...

 
R. - Sì, noi ci prendiamo cura dell’uomo ed è normale che la politica influenzi la vita dell’uomo. D’altronde, noi con i politici abbiamo in comune un punto forte che è la persona umana. Le autorità civili, da una parte, fanno il possibile per servire l’uomo, la sua dignità, il suo lavoro, la sua salute e così via, e noi, dall’altra parte, ci prendiamo cura dell’uomo, sia della sua vita materiale, ma anche della dimensione umana e della sua libertà, della sua dignità, della sua vita spirituale. Noi leader religiosi, con l’autorità civile, abbiamo tanto da fare per collaborare e coordinare i nostri sforzi, per il benessere della persona umana, a prescindere dalla sua fede, che sia cristiana, musulmana o ebrea, perchè tutti quanti siamo figli di Dio e per noi tutti Gesù è morto per darci la gioia e la salvezza.







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