Il nuovo Patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, dopo la consegna del Pallio: vivo la
missione in Terra Santa certo del sostegno del Papa e di tutta la Chiesa. Intervista
col presule
Domenica scorsa era nella Basilica Vaticana, in mezzo a un folto gruppo di confratelli,
a ricevere da Benedetto XVI l'insegna sacra del Pallio, che designa gli arcivescovi
metropoliti di nomina più recente. Ma per mons. Fouad Twal, nuovo Patriarca latino
di Gerusalemme, il segno del grado gerarchico ricevuto dal Papa è anche il segno di
una grande responsabilità pastorale, da vivere in un'area di delicati equilibri spirituali
e geopolitici. Il presule lo conferma al microfono della collega della redazione francese
della nostra emittente, Helene Destombes:
R. - Per
la mia nomina come arcivescovo coadiutore di Gerusalemme, all’inizio ho avuto un po’
di apprensione, considerando la situazione drammatica che si vive là, che non lascia
trasparire troppe speranze per il futuro. Ultimamente, però, il vedere tanti amici
che mi stavano accanto durante questi giorni di festa, tante belle anime, tante preghiere,
mi ha dato la certezza che non sono solo su questo terreno, in questa situazione.
E vado con gioia, con speranza, ad assumere questa responsabilità. Nei giorni scorsi,
ho avuto qui a Roma contatti con tutti i miei superiori, compreso il Santo Padre,
e dappertutto ho trovato appoggio, accoglienza, anche dai fedeli e dagli amici. Questo
ci dà coraggio e ci dà la certezza che non siamo soli. Possiamo avanzare coscienti,
al cento per cento, dei nostri limiti, ma coscienti al cento per cento che la nostra
forza viene da Dio, dalle preghiere e da tanti e tanti che ci sono vicini.
D.
- La sua missione ha una dimensione ovviamente pastorale, spirituale. Ma forse anche
politica...
R. - Sì, noi ci prendiamo cura dell’uomo
ed è normale che la politica influenzi la vita dell’uomo. D’altronde, noi con i politici
abbiamo in comune un punto forte che è la persona umana. Le autorità civili, da una
parte, fanno il possibile per servire l’uomo, la sua dignità, il suo lavoro, la sua
salute e così via, e noi, dall’altra parte, ci prendiamo cura dell’uomo, sia della
sua vita materiale, ma anche della dimensione umana e della sua libertà, della sua
dignità, della sua vita spirituale. Noi leader religiosi, con l’autorità civile, abbiamo
tanto da fare per collaborare e coordinare i nostri sforzi, per il benessere della
persona umana, a prescindere dalla sua fede, che sia cristiana, musulmana o ebrea,
perchè tutti quanti siamo figli di Dio e per noi tutti Gesù è morto per darci la gioia
e la salvezza.