Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga: 200 milioni
i consumatori nel mondo
“C’e ancora molto lavoro da fare per ridurre la nostra vulnerabilità alla droga”:
l’autocritica del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, risuona nel
messaggio per l’odierna Giornata internazionale contro l’abuso ed il traffico illecito
di sostanze stupefacenti. La strada da proseguire, ricorda Ba Ki-moon, è quella della
“responsabilità comune”, dove tutti siamo chiamati a svolgere un ruolo. Il servizio
di Roberta Gisotti:
200 milioni
le persone che nel mondo fanno uso di droghe. Cannabis, marijuana, hashish, anfetamine,
stimolanti, eroina, cocaina, allucinogeni, oppiacei, sedativi ipnotici: la lista di
questi veleni del corpo e dell’anima si allunga. La droga è problema di tutti, anche
di chi non si droga, ci ricorda l’ONU in questa Giornata. La droga annienta gli individui
ed il commercio di droga alimenta il crimine, che destabilizza la società. Ma quali
sono, al momento, le strategie per combattere questa piaga globale? Lo abbiamo chiesto
al dott. Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio
ONU contro le droghe e il crimine (UNODC), di Vienna:
R.
- Da un lato, il riconoscimento che la tossicodipendenza è una malattia. E’ una malattia
che può essere indotta dai geni dell’individuo, dal DNA, o può essere anche indotta
dalla psicologia dell’individuo - ci sono delle malformazioni pure di carattere psicologico
se non addirittura mentale - o indotta dall’ambiente. Questo, ci porta anzitutto a
riconoscere che la tossicodipendenza può essere prevenuta, in secondo luogo che può
essere trattata, in terzo luogo che non bisogna discriminare e cacciare il tossicodipendente
in un carcere, né bisogna segregarlo. Bisogna riportarlo, reintrodurlo alla vita,
perciò alla società. D’altro lato, le coltivazioni - perciò parlando dell’offerta
- avvengono in zone e in Paesi - Colombia, Afghanistan, Birmania, e così via - che
ormai sono sfuggite al controllo delle autorità. Presenza di talebani nel sud dell’Afghanistan,
presenza di guerriglieri della FARC in Colombia: dunque, bisogna soprattutto riguadagnare
il territorio da parte delle autorità, e poi centrare l’attenzione sui contadini,
che devono essere aiutati a passare ad altre coltivazioni, ma al tempo stesso devono
essere penalizzati se continuano a mantenersi nell’illegalità delle coltivazioni vietate.
D.
- Dottor Costa, sono passati 10 anni dalla speciale Assemblea Generale dell’ONU dedicata
al problema mondiale della droga: lei è in qualche modo soddisfatto dei risultati
raggiunti, o no?
R. - Negli ultimi anni, il Rapporto
mondiale della droga pubblicato dal mio Ufficio ha stabilito, con dati alla mano,
come la situazione globale della droga sia praticamente stabilizzata. Quel 'treno
impazzito' della droga negli anni ’70-’80 e nella prima metà degli anni ’90 si è fermato,
nel senso che i consumi non sono diminuiti, ma si sono stabilizzati. Quest’anno noi
abbiamo, col nuovo Rapporto, riscontrato uno sfondamento su 2 settori: produzione
di coca in Colombia, che è aumentata del 27% , e produzione di oppio in Afghanistan.
Però, di nuovo, non è un problema-droga, necessariamente - tant’è vero che le coltivazioni
di questi due prodotti eccedono la domanda globale - ma è un problema di presenza
di guerriglieri in Colombia e di talebani e terroristi di AL-Qaeda in Afghanistan,
che coltivano il prodotto per ricavarne un vantaggio economico al fine di finanziare
i propri movimenti.
D. - Quindi, possiamo dire che
le strategie messe in atto in qualche modo sono riuscite a contenere il fenomeno,
ma che forse ci vuole qualcosa di più - anche perché sappiamo che il problema della
droga arricchisce la criminalità sempre più globalizzata...
R.
- Io vorrei sottoscrivere la conclusione alla quale lei è arrivata. Si sono fatti
dei progressi, ma bisogna naturalmente andare al di là della stabilizzazione dei consumi
e anche della produzione.