Il nuovo vicario di Roma il cardinale Agostino Vallini: è un incarico di fiducia del
Papa, mi rifarò alla Gaudium et Spes
“Fare sempre meglio per il bene della Chiesa che è a Roma”. E’ l’incoraggiamento del
Papa rivolto ieri al nuovo vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, il cardinale
Agostino Vallini. Il porporato ha raccolto l’eredità del cardinale Camillo Ruini,
che ha lasciato per raggiunti limiti di età. Molti gli auguri arrivati al porporato
dal mondo istituzionale italiano a partire dal premier Berlusconi, che gli ha auspicato
“ogni successo nella delicata missione pastorale”. Al microfono di Luca Collodi,
le impressioni del cardinal Agostino Vallini di fronte a questo suo nuovo incarico:
R. - Innanzitutto,
è un incarico di fiducia da parte del Santo Padre, che ancora una volta ringrazio,
e che è stato motivo di grande commozione e al tempo stesso, come dicevo ieri, di
trepidazione, perché Roma è una grande diocesi, è la diocesi in cui è vescovo il Romano
Pontefice. Collaborare dunque al fianco del Papa, certamente chiede una maggiore attenzione
e responsabilità. Spero di mettercela tutta.
D. -
Eminenza, i convegni della diocesi di Roma, negli ultimi tempi, hanno sottolineato
il tema della emergenza educativa. Secondo lei, come si può approfondire meglio questo
tema, proprio sul piano pastorale?
R. - Direi che, al fondo della emergenza
educativa - sottolineata dal Santo Padre con la sua lettera e poi ripresa nel suo
discorso al Convegno diocesano di alcuni giorni fa quando ha detto che è una sfida
ineludibile - dal punto di vista pastorale per noi si traduce innanzitutto nel bisogno
di una più attenta, articolata e profonda evangelizzazione. Poi, ci sono gli altri
aspetti che riguardano una pastorale familiare, la pastorale giovanile e anche il
collegamento con le istituzioni civili, con altre agenzie formative, come oggi si
usa dire: ovvero, luoghi formativi dove agire in sinergia, per quanto pastoralmente
ci sarà possibile, è un dovere per il bene dell’uomo.
D.
- Come ipotizza la sua azione pastorale in una città così complessa come Roma, anche
sul piano sociale?
R. - Chiederò aiuto a tutti, a cominciare dal vicegerente,
dai vescovi ausiliari, dai prefetti, dai sacerdoti. Per conoscere, ho bisogno di un
periodo di noviziato. Chiederò consiglio al cardinale Ruini, che conosce molto bene
la realtà. Dopo di che, insieme con il Consiglio episcopale vedremo come muoverci,
sottoponendo al Santo Padre le scelte che sarà opportuno predisporre.
D.
- Quale sarà il rapporto con le istituzioni civili, le istituzioni locali, il Comune,
la Provincia e anche in parte la Regione per ciò che riguarda Roma: il suo elemento
sociale, la povertà, i bisogni della città?
R. - La "stella polare"
è la dottrina del Concilio Vaticano II sui rapporti Chiesa e comunità politica, dove
al numero 76 della Gaudium et Spes, il Concilio già stabilisce i binari di
questi rapporti. Sono rapporti di collaborazione leale, sincera e di un comune impegno
per il bene comune. Lo vediamo anche camminando per la strada: c’è tanta gente che
soffre. In questo senso, la dimensione della caritas - che per noi non è l’elemosina
o l’occasionale aiuto, ma è un’espressione dell’amore di Gesù, paziente nella vita
delle persone, dei fratelli sofferenti - sarà un punto sul quale continueremo, così
come sempre Roma ha fatto, in modo molto lodevole.