2008-06-24 14:38:45

Verità e libertà protagoniste all'incontro del Centro "Oasis" ad Amman, in Giordania. La riflessione del cardinale Angelo Scola


“E’ urgente creare uno spazio di dialogo aperto e franco anche per parlare di etica della libertà”: è quanto affermato da mons. Paul Hinder, vicario apostolico d’Arabia durante la riunione del Comitato scientifico del Centro internazionale di studi “Oasis” che si chiude oggi ad Amman, in Giordania. Un evento tutto dedicato alla libertà religiosa che ha registrato la partecipazione di numerosi esponenti di diversi Paesi e aree culturali del mondo. Alessandro Gisotti ha chiesto un primo bilancio dell'incontro al cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, promotore del Centro studi “Oasis”, raggiunto telefonicamente in Giordania:RealAudioMP3

R. – Abbiamo affrontato subito il tema scottante della libertà religiosa intesa in senso largo, come anche recentemente ha richiamato Benedetto XVI. Non come pura libertà di culto ma come una libertà di espressione della propria convinzione religiosa che arrivi fino alla libertà di conversione. Ci siamo concentrati su questi aspetti che costituiscono il caso serio del rapporto verità-libertà soprattutto nel dialogo con l’Islam.

 
D. – Quali sono i punti di convergenza per un nuovo orizzonte di dialogo più vero, più concreto, come lei sottolineava all’inizio?

 
R . – Il cammino su queste tematiche della libertà religiosa e della libertà di conversione è sicuramente molto lungo e molto accidentato in Oriente, nei Paesi a maggioranza musulmana, perché mancano spesso le condizioni oggettive di questa libertà di conversione, di questa libertà di espressione della propria identità religiosa. In Occidente, invece, siamo spesso troppo astratti nel concepire il problema. Uno dei dati più belli di questo comitato scientifico di "Oasis" è proprio il continuo intrecciarsi tra l’ascolto delle testimonianze delle nostre comunità cristiane in questi Paesi e il tentativo, che è ancora molto acerbo, di riflettere su queste testimonianze. Ciò aiuta soprattutto noi occidentali, europei e americani, a superare un certo rischio di intellettualismo che poi fa sentire le sue conseguenze, spesso superficiali, nel modo con cui normalmente anche tra cristiani, anche sulla nostra stampa occidentale, affrontiamo temi come il proselitismo o il diritto alla libertà di opinione, il diritto alla libertà di espressione. Ne deriva una concretezza nel vivere le nostre convinzioni che ha fatto risaltare, come tema fondamentale, quello della testimonianza cristiana intesa in un senso profondo, non solo come azione testimoniale ma anche come riflessione su questa azione.

 
D. – Quali aspettative, quali frutti si possono avere da questo evento?

 
R. – Le aspettative si intuiscono bene dalla messa a punto di sei strumenti con cui il centro "Oasis" opererà nel prossimo quinquennio. Sono anzitutto una cura del soggetto comunionale che fa "Oasis" e che comprende una presenza di circa 80 persone provenienti da più di venti Paesi, la rivista cartacea, il potenziamento della newsletter, l’utilizzo più articolate del sito web di "Oasis", l’elaborazione di ricerche, la pubblicazione di libri che siano esito di queste ricerche e la programmazione di eventi che si possano fare in diversi Paesi sotto il patrocinio di Oasis.







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