La torcia olimpica è arrivata in Tibet: tragitto blindato a Lhasa
Il temuto passaggio della torcia olimpica per le strade di Lhasa, in Tibet, si è concluso
senza incidenti e contestazioni. Il percorso lungo 11 chilometri, che si snodava dall’ex
palazzo d'estate del Dalai Lama alla tradizionale sede dei leader tibetani, era controllato
da un massiccio schieramento delle forze di sicurezza cinesi. Solo pochi giornalisti
ammessi da Pechino hanno potuto seguire la staffetta. Secondo il governo locale, nella
provincia la situazione è tornata alla normalità, dopo le violenze di marzo che, stando
al bilancio degli esiliati Tibetani, hanno provocato la morte di oltre duecento persone.
Tuttavia Lhasa è ancora una città “chiusa” a turisti e giornalisti stranieri.
Filippine Dodici
morti, 18 dispersi e migliaia di sfollati. E’ il bilancio provvisorio delle inondazioni
e degli smottamenti che hanno colpito nelle ultime ore le Filippine. Ad innescare
la situazione di emergenza il passaggio del tifone Fengshen.
Afghanistan In
Afghanistan, sei soldati della coalizione internazionale sono morti, nelle ultime
24 ore, in tre distinti attentati. L’ultimo attacco, condotto stamani, ha ucciso quattro
militari e feriti altri due per l’esplosione di una bomba nel sud del Paese. Il comando
non ha ancora rivelato ne’ l’identità ne’ la nazionalità delle vittime. Dall'inizio
del 2008 sono 99 i soldati stranieri che hanno perso la vita in Afghanistan e il mese
di giugno è, al momento, quello in cui si sono registrate più perdite.
Iran “Se
un attacco militare fosse condotto contro l’Iran in questo momento, sarebbe impossibile
proseguire il mio lavoro''. Con queste parole il direttore dell'Agenzia internazionale
per l’energia atomica (AIEA), El Baradei, non ha escluso le proprie dimissioni se
dovesse scattare un’azione militare contro Teheran, a causa del programma nucleare
iraniano. Da parte sua, la Repubblica islamica ha fatto sapere di voler continuare
l'attività di arricchimento dell'uranio, senza una pausa temporanea, invocata dalla
comunità internazionale per l’avvio di trattative. Ma perché la querelle sul nucleare
iraniano non trova soluzione? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani,
docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì
e autrice del libro Nel nome di Omar – Rivoluzione, clero e potere in Iran
assieme a Marco Ranuzzi de’ Bianchi ed Erika Atzori:
R. – I consumi
interni sono talmente elevati - con una popolazione di 70 milioni di abitanti e con
l’isolamento internazionale in cui è l’Iran, quindi non arrivano né capitali né tecnologia
dall’estero – che l’industria petrolifera non può far fronte a questa domanda. Per
cui Teheran ritiene che l’unica maniera per andare avanti è dotarsi di energia nucleare.
Ma l’aspetto più propagandistico è proprio l’uso che il presidente Ahmadinejad fa
del nucleare: nessuno guarda a quelle che sono le esigenze interne dell’Iran, tutti
guardano alla minaccia atomica. Il problema politico è dunque come trattare con l’Iran,
su quale terreno si può portare Teheran per arrivare ad una capacità di dialogo su
questo argomento, che l’attuale regime usa per rafforzare un consenso interno attualmente
molto in calo, di fronte a una reale esigenza di energia. Insomma, bisogna trovare
il modo di far quadrare il cerchio.
D. – Seppure
un Paese in affanno, l’Iran rimane una potenza regionale indiscussa. Quale ruolo ha
oggi internazionalmente?
R. – Teheran, in virtù della
conflittualità prima in Afghanistan, poi in Iraq - senza pensare al Libano e alla
crisi arabo-israeliana - è tornata ad essere una potenza regionale. Questo significa
che l’Iran ha in mano le chiavi per la stabilizzazione innanzitutto dell’Afghanistan,
soprattutto dell’Iraq e naturalmente, avendo sponsorizzato anche la causa di Hamas
nel conflitto arabo-israeliano e quella di Hezbollah in Libano, diventa un attore
fondamentale per la stabilizzazione tanto del Libano quanto del vecchio conflitto
arabo-israeliano.
Iraq Un soldato statunitense
è morto ed altre cinque sono rimasti feriti per lo scoppio di tre bombe rudimentali
sul lato della strada sulla quale la pattuglia stava transitando con un veicolo. La
triplice esplosione è avvenuta nella turbolenta provincia settentrionale di Diyala,
una sessantina di chilometri a nord della capitale. Nel sud del Paese, ad Amara, sono
invece stati arrestati circa 200 poliziotti ed un dirigente statale nell’ambito della
vasta operazione militare e di polizia 'Notizie di pace'. I 200 poliziotti sono accusati
di essere seguaci del leader radicale sciita Moqtada al Sadr, ritenuto da mesi in
esilio in Iran.
Unione Europea Il Consiglio comunitario di Bruxelles
dei 27 membri UE si è chiuso ieri con il rinvio di ogni decisione sul Trattato europeo
al prossimo summit del 15 ottobre, sotto presidenza francese. Nel frattempo si cercherà
di andare avanti con le ratifiche che mancano per arrivare all’appuntamento con ventisei
“sì” e il presidente Sarkozy lavorerà insieme all'Irlanda per trovare una soluzione
senza alcuna forzatura. L’Unione europea ha dunque lasciato agli Stati membri ancora
un periodo di riflessione sulle misure da adottare dopo la bocciatura irlandese al
testo di Lisbona. Sull’importanza effettiva di questo documento, Stefano Leszczynski
ha intervistato Franco Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo
presso l’Università di Roma Tre:
R. – Il Trattato
di Lisbona si pone all’interno di quello che è un disegno strategico più generale:
arrivare ad avere le carte fondamentali che possano essere un punto di riferimento
per i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Quindi, si colloca all’interno del
tentativo di costruire una carta costituzionale per l’Europa. Adesso non abbiamo deciso
in maniera precisa quale debba essere la configurazione di questa Unione, però tutto
il lavoro è rivolto a questo tipo di definizione.
D.
– Professore, si è addirittura ventilata l’ipotesi che senza Trattato di Lisbona si
blocchi il processo di allargamento dell’Unione Europea...
R.
– Il Trattato di Lisbona che, come dire, è un elemento politico all’interno di istanze
più economiche, è qualcosa che va perseguito e va tenuto in piedi, perchè l’allargamento
abbia un significato non meramente commerciale, ma abbia anche un significato politico.
D.
– Professore, è stato detto che la mancata reazione da parte dell’opinione pubblica
agli ostacoli al Trattato europeo rappresenta un disinteresse per l’Unione Europea,
almeno per la sua politica o per la parte istituzionale...
R.
– Pensi se si facesse un referendum in Italia sul Trattato di Lisbona, chi saprebbe
cosa sia questo Trattato di Lisbona? Voglio dire, questa è una cartina di tornasole,
perché fa riflettere l’Europa sul fatto che non può continuare a portare avanti un
processo politico, non avendo a cuore, non ponendo attenzione al rapporto con i cittadini.
ZimbabweA
pochi giorni dal secondo turno per le presidenziali, resta altissima la tensione del
clima politico nello Zimbabwe. A causa delle frequenti intimidazioni l'opposizione
deciderà solo domani se partecipare al voto del 27 giugno. Lo ha detto ieri il portavoce
del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), Nelson Chamisa. Secondo il bilancio
fornito da medici indipendenti che operano nel Paese, sarebbero almeno 85 le vittime
delle violenze scoppiate fra i due turni elettorali. Lunedì la situazione del Paese
africano sarà affrontata dal Consiglio di Sicurezza ONU. Ma fra i 15 membri, diversi
ritengono che il Consiglio non sia la sede idonea per trattare il processo elettorale
dello Zimbabwe. Messico Almeno 12 persone sono morte mentre centinaia
di giovani cercavano di fuggire da una discoteca affollata a Città del Messico, durante
un'irruzione della polizia per contrastare la vendita illegale di alcol ai minorenni.
Nove giovani, fra i quali due minori, e tre funzionari di polizia sono rimasti asfissiati
nella ressa che si e' creata per fuggire dal locale, dopo che il proprietario aveva
lanciato l'allarme sulla presenza della polizia nell'edificio, ha detto il capo della
polizia di Mexico City, Joel Ortega. Immigrazione Nel mediterraneo continuano
senza sosta i viaggi della speranza lungo le rotte dell’immigrazione clandestina.
Stamani ventisette stranieri, tra cui quattro donne, una delle quali incinta, sono
stati soccorsi a circa 12 miglia a sud di Lampedusa. Gli immigrati, a bordo di un'imbarcazione
in legno di sette metri, sono stati raggiunti da una motovedetta della Guardia costiera
che li ha condotti sull'isola. Ora si trovano in discrete condizioni. (Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 173 E'
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