Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa dodicesima Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo
in cui Gesù invita i discepoli a predicare con coraggio il Vangelo senza temere gli
uomini:
“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno
potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire
e l'anima e il corpo nella Geenna”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla
Pontificia Università Lateranense: (musica) Gesù
insegna un ordine nei rapporti. Dopo il peccato i rapporti tra gli uomini
sono sempre insidiati e contaminati dalla paura dovuta all'esercizio non buono di
un potere degli uni sugli altri. Gesù insegna che questo stato decaduto
delle relazioni tra gli uomini non deve prendere il sopravvento e diventare normativo,
normale. E’ piuttosto il rapporto Suo con noi e nostro con Lui a dover fungere
da criterio. Ed esso è un rapporto di verità e quindi di libertà, un rapporto che
abbraccia la totalità del nostro essere: fino al numero dei capelli. Quando,
per paura, noi non confessiamo apertamente e pubblicamente Cristo davanti agli uomini,
anteponiamo la logica della violenza e della paura a quella della verità e della libertà. Il
riconoscimento, però, è richiesto. Chi non Lo riconosce, non sarà da Lui riconosciuto. A
questo primo insegnamento se ne aggiunge un altro nel quale non la morte è presentata
come ciò che è da temere, ma la perdizione. Quelli che attentano all'anima, costoro
sono veramente temibili. L’uomo che segue sistematicamente questo duplice
criterio è un uomo libero.