2008-06-21 09:18:21

Giornata mondiale dei rifugiati. Mons. Marchetto: le leggi internazionali difendono sempre meno i diritti dei profughi


Si celebra oggi la Giornata mondiale dei Rifugiati, promossa dall’ONU, che quest’anno pone l’accento sulla necessità fondamentale di fornire protezione a profughi e sfollati. Oggi nel mondo sono oltre 37 milioni le persone costrette a fuggire dalle proprie città o dai propri Paesi a causa delle persecuzioni. C'è stato dunque un aumento per la prima volta dopo cinque anni. Ascoltiamo in proposito Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR), al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3
 
R. – C’è stato un aumento di circa due milioni e mezzo di persone. Molto, purtroppo, si deve al caos iracheno che continua a generare persone in fuga. Io devo ricordare che quello che sta accadendo in Iraq è quanto di più allarmante: siamo di fronte al più grande spostamento di popolazione in Medio Oriente dal 1948, quando venne istituito lo Stato d’Israele. Parliamo di circa quattro milioni e mezzo di persone fuori dalle proprie abitazioni, di cui una metà all’interno del Paese e un’altra metà nei Paesi confinanti: la Siria e la Giordania che, notoriamente, sono Paesi che non hanno grandi risorse e che quindi si trovano a gestire questa fuga che diventa anche un pesante fardello, un onere difficile. Per questo la comunità internazionale dovrebbe farsi carico anche nell’aiutare economicamente questi Paesi che hanno dei servizi che vengono messi a dura prova, specialmente l’istruzione, la sanità, mentre ci sembra che non ci sia stata tanta attenzione a questo!
 
D. – Quest’anno, nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo e, in Italia, della Costituzione repubblicana, l’ACNUR ha voluto dedicare la Giornata mondiale al tema della protezione: cosa significa?
 
R. – Sì: protezione come tutela del diritto d’asilo, fondamentalmente, come tutela di questo diritto e contro i tentativi di erosione di questo diritto; protezione significa anche un riparo, un aiuto a queste persone: un aiuto materiale, concreto. Noi sentiamo tanti rifugiati che a volte ci dicono: “Sì, siamo venuti, abbiamo rischiato la vita nel Canale di Sicilia, siamo scappati dalle persecuzioni nel nostro Paese, siamo grati all’Italia di averci dato la possibilità di vivere in sicurezza. Però, noi abbiamo solo un pezzo di carta che ci consente di fare questo”, e quindi lamentano la difficoltà di conoscere il sistema Paese, di essere avviati a un percorso di autonomia. Questi rifugiati, che vorrebbero stare a casa propria e non hanno il privilegio di farlo, vengono qui per vivere di assistenzialismo o per gravare sulle casse dello Stato; non è questo il motivo per cui sono qui. Sono qui perché non hanno avuto scelta, e vorrebbero essere autonomi come lo erano nel loro Paese e svolgere la loro vita e mettere anche a disposizione del Paese le loro esperienze e il loro “valore aggiunto” ...
 
Sulla Giornata mondiale dei rifufgiati ecco la riflessione dell'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, intervistato da Giovanni Peduto:RealAudioMP3

R. – Oltre alla celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato nella Chiesa cattolica, il prossimo anno, il 18 gennaio, vi è anche quella della famiglia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, il 20 giugno. Noi pure in questa data ci uniamo al ricordo dei rifugiati, dei richiedenti asilo, dei profughi, di chi è oggetto o soggetto del traffico degli esseri umani, un fenomeno di schiavitù moderna, purtroppo, in grande espansione. Le ultime cifre, fornite dalle Nazioni Unite a questo riguardo sono preoccupanti. In effetti, in soli due anni, parlando di rifugiati, sotto l’ala protettrice dell’Alto Commissariato, il numero è passato da 9,9 a 11,4 milioni. Quello degli sfollati, poi, raggiunge i 26 milioni, di cui la metà è in Africa. A questo proposito, è recente il nostro primo Congresso di delegati di Conferenze episcopali di quel continente, che si occupano della pastorale dei migranti, che ha pubblicato il cosiddetto appello di Nairobi, che è un toccante messaggio di invito, specialmente all’Europa, a globalizzare la solidarietà, e la prima espressione della solidarietà con i rifugiati è la protezione. Che questo sia il tema di riflessione affidato quest’anno alla nostra considerazione dalle Nazioni Unite è significativo, mi pare, poiché ci richiama il bisogno fondamentale di chi è perseguitato. La prima radice della legislazione internazionale, seppur ben rodata, è oggi messa in crisi da sue interpretazioni a ribasso. Chiedevo recentemente ai rappresentanti d’Europa un supplemento di anima, un colpo di reni, per un non scendere ai livelli di protezione non più compatibili con il suo umanesimo, con il suo essere portabandiera nel mondo di un umanesimo che alla fine per noi è evangelico. Proteggere è un atto dovuto a chi è perseguitato e ha il diritto di essere protetto. Assumiamolo anche oggi, pure in epoca non facile di flussi migratori misti.







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