Concluso all'Urbaniana il Congresso internazionale delle radio cattoliche. La riflessione
di mons. Celli
Si è concluso oggi alla Pontificia Università Urbaniana il Congresso internazionale
che ha riunito a Roma le radio cattoliche di tutto il mondo. Le emittenti cattoliche
– ha detto ieri il Papa incontrando i congressisti - partecipano in modo sempre nuovo
alla missione della Chiesa annunciando il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Ma
cosa è emerso dal Congresso? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo
Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali,
il dicastero promotore dell’evento:
R. – Innanzitutto,
io ritengo che ci sia da sottolineare l’aspetto positivo, la ricchezza delle esperienze
ed una presenza vera, concreta, precisa delle radio cattoliche a livello mondiale.
E di questo bisogna renderne grazie al Buon Dio di ciò che le radio stanno facendo
in questo momento, nel contesto ecclesiale e mondiale. Alcune realtà sono emerse fortemente.
La prima: c’è una consapevolezza che un radio cattolica deve nascere da un’esperienza
profonda di incontro con Gesù Cristo e quindi deve essere annunciatrice del Vangelo:
quindi, il ruolo di evangelizzazione di una radio cattolica, vissuto però in una contestualità.
Vale a dire come è emerso qui, durante gli incontri, c’è il settore africano, il settore
latinaoamericano, l’asiatico, l’europeo, per citarne alcuni, ciascuno con le proprie
caratteristiche; però, il grande discorso è: come vedere, come annunciare il Vangelo
in questa contestualità particolare? Quindi, un dialogo interculturale, a tutto tondo.
C’è questa profonda consapevolezza. La seconda consapevolezza è il ruolo che una radio
cattolica gioca nella promozione dell’uomo. Erano interessanti, ieri, certi riferimenti
ad esempio a ciò che soffrono determinate radio con il proprio personale in settori
di questo mondo dove certe parole non sono gradite, o dove certe parole causano difficoltà
con gli ambienti socio-politici locali. Qui direi che è emersa con grande forza questa
testimonianza, questo diritto di dire una parola vera all’uomo. Perché? Perché è ancora
emerso ugualmente con grande forza che una radio cattolica deve essere voce di chi
non ha voce, e quindi ancora una volta tutto ciò che è reazione a problematiche, a
situazioni in cui all’uomo è negata la possibilità di essere uomo, dove non gli è
riconosciuta la dignità dalla sua umanità. Poi, un’altra cosa che è emersa e forse
è stata anche una delle ricchezze di questo Congresso – e qui siamo grati al teologo
pontificio, che ieri ha fatto una sua relazione – ci ha riportati a riscoprire ancora
una volta che siamo, sì, legati alla tecnologia, legati al professionalismo ma poi,
riscoprire come c’è un dono di Dio nell’annuncio della Parola; c’è una grazia della
predicazione. Il che vuol dire quindi che quando io mi accingo ad annunciare la Parola
anche attraverso la radio, io devo avere questa consapevolezza e questa profonda umiltà
di sapere di essere portatore di qualche cosa che è più grande di me, perché è la
Parola di Dio. E allora, sapere che non sono tanto le capacità tecnologiche, ma è
la grazia di Dio che interviene nel cuore dell’uomo, per accogliere la Parola. E questo
ci ha fatto bene, perché ci ha invitato – lei avrebbe dovuto vedere ieri le reazioni
dell’uditorio, di fronte a questo intervento del teologo pontificio! - a riflettere
sull’essenzialità. Il lavoro di una radio cattolica non è propaganda, ma è testimonianza
e essere consapevoli che quello che noi annunciamo è la Parola di Vita. E questo va
sottolineato con tutta forza.
D. – Eccellenza, ieri
avete avuto l’udienza con il Papa: quale parola di Benedetto XVI, in particolare,
l’ha colpita?
R. – Credo che la cosa forte sia ancora
ricordarci che la parola è questo amore di Dio rivelato e donato in Cristo, che continua
ad invitare gli uomini a rapportarsi con Lui e fra di loro in modo nuovo. E poi, l’altra
cosa che mi sembra ancora forte, del Papa, per noi è che le parole che voi annunciate,
che voi trasmettete dalle vostre stazioni radio, ogni giorno, sono un’eco di quella
eterna Parola che è divenuta Carne. Le vostre parole porteranno frutto solamente nella
misura in cui queste servono, sono a servizio della eterna Parola che è Gesù Cristo.
E poi ... e poi, ancora questo richiamo del Papa a far sì che il nostro intervento,
la nostra comunicazione sia al servizio dello sviluppo della persona umana, di tutta
l’umanità. Ecco, credo che il Papa ci abbia proprio invitato a questo, abbia ancora
nuovamente puntato l’indice su questo grande punto di riferimento. Infatti, ieri “L’Osservatore
Romano”, se lei ricorda, aveva titolato proprio: “Una rete di amicizia tra Cristo
ed i popoli di tutti i continenti”. Ecco, credo che questa sia la grande ricchezza
di questo Congresso.