Benedetto XVI nomina mons. Fouad Twal nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Domani
l’insediamento nella Basilica del Santo Sepolcro
Mons. Fouad Twal è il nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Benedetto XVI lo
ha nominato oggi a succedere a mons. Michel Sabbah di cui ha accettato la rinuncia
al governo pastorale per sopraggiunti limiti d’età. Un breve profilo del nuovo Patriarca
nel servizio di Alessandro Gisotti:
Un pastore
con l’esperienza del diplomatico: nato nel 1940 a Madaba, in Giordania, mons. Fouad
Twal – finora coadiutore del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini – è stato ordinato
sacerdote nel 1966 ed è stato nominato vice parroco a Ramallah. Nell’ottobre del 1974
entra nell’Accademia pontificia ecclesiastica e l’anno dopo si laurea in diritto canonico.
Dal 1977 al 1992, mons. Twal ha prestato servizio diplomatico presso la nunziatura
apostolica dell’Honduras, il consiglio per gli Affari Pubblici della Segreteria di
Stato, la nunziatura apostolica in Germania e in Perù. Nel 1992 è stato nominato vescovo
prelato di Tunisi e tre anni dopo promosso arcivescovo. Mons. Twal ha anche rivestito
l’incarico di presidente della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa.
L’insediamento del nuovo Patriarca di Gerusalemme
dei Latini avverrà domani alle ore 14.30 nella Basilica del Santo Sepolcro. Nella
stessa Basilica, mons. Twal celebrerà la sua prima Messa Pontificale, lunedì prossimo
alle ore 10. Mercoledì 25 giugno è invece in programma l’ingresso solenne nella Basilica
della Natività di Betlemme. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha
mostrato grande attenzione e vicinanza per la comunità dei fedeli in Terra Santa.
Anche giovedì scorso, ricevendo i partecipanti all’assemblea della ROACO ha rinnovato
un appello per la pace nella terra di Gesù e nei Paesi del Medio Oriente:
“Condivido
le loro prove e le loro speranze e prego ardentemente di poterle visitare di persona,
come prego altresì perché taluni segni di pace, che saluto con immensa fiducia, trovino
presto compimento. Faccio appello ai responsabili delle Nazioni perché siano offerte
al Medio Oriente, e in particolare alla Terra di Gesù, al Libano e all’Iraq la sospirata
pace e la stabilità sociale nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, compresa
una reale libertà religiosa”. E sulla
situazione della comunità cristiana in Terra Santa, Philippa Hitchen, del nostro
programma inglese, ha intervistato proprio il nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini,
mons. Fouad Twal:
R. – We receive
many helps; many, many helps. We are grateful, but in the same … Noi riceviamo
tanti aiuti, tanti, tanti, e ne siamo riconoscenti. Ma allo stesso tempo diciamo:
abbiamo bisogno di qualcosa di più. Ciò di cui abbiamo bisogno è la pace. Non vogliamo
più limitarci a “sopravvivere”, non vogliamo vivere con la licenza di mendicanti,
continuando a chiedere l’elemosina per tutta la vita. Non mi piace, questo. E’ una
grande umiliazione. In questo momento, abbiamo bisogno di un orizzonte politico, abbiamo
bisogno di un progetto, abbiamo bisogno di sapere dove stiamo andando: è ora di farla
finita con il muro, è ora di farla finita con i check-point, è ora di dare vita ad
uno Stato palestinese, è ora di porre un termine ai nostri problemi con i visti d’ingresso
... Come lei sa, il Patriarcato latino copre la Giordania, la Palestina e Israele
e la maggioranza dei nostri sacerdoti, delle nostre suore e delle nostre scuole si
trovano in Giordania, e questo significa che noi abbiamo bisogno di questo collegamento
con la Giordania, abbiamo bisogno di poterci spostare liberamente per poter svolgere
i nostri compiti pastorali, non per parlare di politica. La politica la lascio ai
politici. Come vescovi, noi dobbiamo poterci spostare per il nostro ministero pastorale
e invece siamo limitati: limitati perché fino ad oggi, Israele non si fida, Israele
segue una politica della paura e la paura non è la condizione migliore per vivere
e per condividere. Noi vogliamo che tutti possano avere libero accesso ai Luoghi Santi,
vogliamo la libertà per la gente che vive sul posto, per i nostri cristiani, quelli
di Betlemme, di Ramallah, della Galilea, della Giordania, che possano visitare liberamente
la Città Santa, i Luoghi Santi. Finora, questa grazia, questa benedizione, questa
gioia ci sono state precluse.
D. – Abbiamo sentito
recentemente il presidente Bush lanciare un appello per una soluzione della crisi
mediorientale in tempi brevi. La gente in Terra Santa crede che queste parole possano
essere in qualche modo tradotte in azioni concrete?
R.
– We are very grateful to Mr Bush for his visit; we are grateful to the speech of
… Siamo molto grati al signor Bush per la sua visita; siamo molto riconoscenti
anche per il discorso di Olmert. Per la prima volta, il presidente Bush ha pronunciato
la parola “occupazione”: non l’aveva mai usata, prima. Ha detto: “... la fine dell’occupazione”.
Perfino Olmert, che abbiamo recentemente incontrato, ha detto di sperare, di volere
trovare una soluzione entro il 2008. Tra le promesse, i bei discorsi, le parole e
la realtà, la realtà quotidiana che noi viviamo sul terreno, c’è un baratro. Considerando
la situazione attuale, con le città della Palestina separate le une dalle altre ...
non riesco a vedere come possano riuscire a risolvere la situazione entro quest’anno!
Ma noi cristiani, noi non perdiamo mai la speranza, e continuiamo a vivere con dinamismo,
con ottimismo, con gioia, la gioia di vivere, di lavorare, di fare il nostro lavoro
... non siamo disperati né mai lo saremo. Ci sono tanti, tanti segni positivi che
ci danno la gioia di vivere e di lavorare. I nostri seminari sono pieni di seminaristi,
abbiamo tanti pellegrini, abbiamo tanti amici, non siamo da soli ... Ringraziando
Iddio! Siamo felici di vedere che le due parti, palestinesi e israeliani, si sono
riuniti per parlare per trovare una soluzione. Vogliamo ricordare – e desideriamo
fare ricordare a Israele, a cui auguriamo pace e sicurezza – che finora ha vinto tutte
le guerre – o quasi tutte le guerre – contro i loro vicini; ma non ha ancora mai vinto
la pace e la sicurezza. Proviamo a seguire un’altra strada: proviamo con il dialogo,
proviamo con la fiducia, proviamo a rispettare le risoluzioni internazionali, proviamo
qualcos’altro. E speriamo che tutti possano godere pace e sicurezza!