2008-06-20 15:06:03

Il Consiglio europeo a Bruxelles rinvia ad ottobre il dibattito sul Trattato di Lisbona


Sono appena terminati a Bruxelles i lavori del Consiglio europeo. I 27 dovevano indicare la strada che intendono seguire per superare la crisi istituzionale apertasi con il "no" dell'Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona. In primo piano anche l'emergenza prezzi. Nella bozza conclusiva del vertice, i Paesi europei hanno chiesto più tempo per superare l’empasse, rinviando tutto al summit di ottobre. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Più tempo per risolvere la crisi istituzionale aperta dal "no" irlandese al Trattato di Lisbona e azioni immediate per affrontare i problemi dei cittadini, in particolare l'emergenza dei prezzi. È quanto concordato dai leader europei nella bozza conclusiva del vertice che si è concluso oggi a Bruxelles. Per quanto riguarda le soluzioni alla bocciatura del referendum di Dublino si è rimandato tutto al prossimo summit del 15 ottobre, il primo sotto presidenza francese, ma si è anche preso atto dell’impossibilità di fermare il percorso di ratifica del testo di Lisbona, già completato in 19 Stati membri. Intanto, il presidente francese Sarkozy, che assumerà la presidenza di turno dal 1 luglio, ha fatto sapere che intende lavorare insieme all'Irlanda, dove si recherà proprio a luglio, per trovare una soluzione senza alcuna forzatura. Ma sulla strada della presidenza francese, come ha fatto notare lo stesso Sarkozy, c’è l’incognita Repubblica Ceca, il cui processo di ratifica è legato al parere della Corte Costituzionale del Paese che si esprimerà a settembre. Infine, sul fronte economico, i 27 ieri hanno dato mandato alla Commissione europea di approfondire l'analisi delle misure con cui fare fronte all'emergenza inflazione, determinata dall'impennata dei prezzi dei carburanti e dei prodotti alimentari. Anche il risultato di questo lavoro della Commissione sarà esaminato dal vertice di ottobre.

 
Afghanistan
Ancora violenze in Afghanistan. Un soldato della coalizione e undici civili sono rimasti uccisi in un attentato suicida contro una pattuglia della NATO, nella provincia meridionale di Helmand, dove un kamikaze si è fatto esplodere al di fuori di un bazar nel distretto di Gereshk. L'attacco è stato rivendicato dai talebani.

Medio Oriente
Continua il difficile lavoro della diplomazia in Medio Oriente. La prossima settimana, il premier israeliano Olmert si recherà in Egitto per definire la questione del valico di Rafah, mentre il Libano ha detto no alla richiesta di colloqui diretti, avanzata due giorni fa dal governo dello Stato Ebraico. Intanto, nei Territori, per il momento regge la tregua tra Israele e Hamas, entrata in vigore da poco più di 24 ore nella Striscia di Gaza, anche se i palestinesi denunciano alcune violazioni. Il clima sul terreno resta quindi teso. Israele e Hamas minacciano il ritorno alle armi anche di fronte ad una minima violazione. Ma come vive la gente questa situazione di incertezza? Claire Malapert, della nostra redazione francese, ha intervistato padre Manuel Mussalam, unico parroco cattolico a Gaza:RealAudioMP3

R. – Le cessez–le-feu….
Il cessate-il-fuoco non significa in nessun caso che la pace sia consolidata, ma la gente è contenta, perchè c’è una piccola speranza in un tempo di disperazione.

 
D. – A proposito della situazione umanitaria, c’è una speranza di togliere i blocchi?

 
R. – On l’espère…
Lo speriamo. Oggi, per esempio, gli israeliani hanno fatto passare il combustibile in quantità equivalente a quella che facevano passare in precedenza. Speriamo che le frontiere prima o poi siano aperte.

 
D. – E le persone, comunque, cominciano a sperare?

 
R. – Vous savez, on parle beaucoup…
Si dicono molte cose in giro, ma la gente è ancora molto scettica, perché anche nel passato ci sono stati momenti di tregua, segni di speranza per la popolazione, ma non sono stati duraturi. Si parla sempre di qualche ora, di quale giorno, di qualche settimana o – forse – di qualche mese. La tregua così non è una marcia verso la pace, non vuol dire fermare la guerra; così come a volte fermare la guerra non vuol dire camminare verso la pace.

 
 USA: inchiesta mutui subprime
Sessanta persone arrestate e 406 incriminate: sono i numeri dell’operazione condotta dalle autorità federali statunitensi nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento dei fondi speculativi, che ha innescato la crisi dei "subprime" . I casi di frode accertati sarebbero oltre 140 per una perdita totale di circa un miliardo di dollari. A finire in manette, tra gli altri anche due ex manager di "Bear Stearns", accusati di frode, complotto e insider trading. I due rischiano fino a 40 anni di carcere.
 
Zimbabwe
Un impegno per portare avanti a oltranza la lotta contro il regime di Robert Mugabe: è questa la decisione del "Movimento Democratico per l’opposizione", guidato da Morgan Tsvangirai, presa in vista del ballottaggio delle presidenziali in programma per il 27 giugno. “Ritirarsi non serve a nulla”, ha detto il portavoce Innocente Gonese, smentendo la BBC che insiste sul ritiro del leader dell’opposizione dalla sfida. Secondo il network britannico, infatti, Tsvangirai starebbe per cedere alle pressioni del governo per evitare altre possibili aggressioni contro esponenti dell’opposizione. Nel frattempo, i giudici hanno confermato il reato di sovversione (che potrebbe sfociare in una condanna a morte) per Tendai Biti, numero due del "Movimento Democratico per l’opposizione", arrestato il 12 giugno scorso all’aeroporto di Harare, al ritorno dal Sudafrica.

Thailandia
E' di almeno dieci morti il bilancio dello schianto al suolo di un elicottero militare nel sud della Thailandia, teatro di una sanguinosa insurrezione dei ribelli separatisti musulmani. Un portavoce dell’esercito ha assicurato, però, che all'origine dell'incidente c'è stata una semplice avaria al motore. A bordo viaggiavano anche sei medici. Avrebbero dovuto raggiungere una zona dove poche ore prima si era combattuta l'ennesima battaglia tra insorti e forze di sicurezza. Intanto, da stamani la polizia sta fronteggiando migliaia di manifestanti che hanno inscenato a Bangkok una protesta contro il governo, per la forte crisi economica e l'aumento dei prezzi.

Cina fiaccola
A cinquanta giorni dalla cerimonia di apertura dei giochi di Pechino, prosegue il tormentato viaggio della fiaccola olimpica. Domani, dovrebbe passare per Lhasa, capitale del Tibet. Nei mesi scorsi si sono registrati scontri e proteste ed è di ieri la notizia che in Nepal, la polizia ha arrestato 500 manifestanti che contestavano la tappa tibetana della fiaccola. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 172

 
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