Radio cattoliche di tutto il mondo riunite a Roma: il richiamo di mons. Amato a non
perdere l’identità cristiana per appiattirsi sulle emittenti laiche
Delegati di oltre 60 emittenti cattoliche di una cinquantina di Paesi, sparsi nei
cinque continenti, sono riuniti da oggi fino a sabato all’Università Urbaniana, dove
stamane si è aperto il Congresso mondiale - promosso dal Pontificio Consiglio per
le comunicazione sociali – su “L’identità e missione delle Radio Cattoliche oggi.
Dal pensiero sull’uomo ad una informazione a servizio della persona”. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Non siamo
qui per ascoltare parole ma per confrontarci tra noi: il benvenuto ai congressisti
di mons. Giuseppe Antonio Scotti, segretario del Pontificio Consiglio per le comunicazioni
sociali. Siamo qui non solo per raccontarci cosa stiamo facendo – gli ha fatto
eco l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Dicastero vaticano – ma per
richiamare la consapevolezza di una presenza ecclesiale nel mondo della Radio, nei
diversi contesti culturali e religiosi, economico-sociali e politici, comprese le
realtà dove alla Chiesa è vietato avere una emittente, considerando sì le nostre radici
e la nostra storia, ma guardando soprattutto alla multimedialità sempre più emergente,
e mai perdendo di vista l’impegno dell’evangelizzazione.
Promuovere
l’ascolto della Parola di Dio – ha aggiunto nella relazione introduttiva l’arcivescovo
Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede – è una missione
imprescindibile, tanto più una sfida oggi di fonte ad un’“umanità frastornata” da
una cultura permeata dal relativismo. Ecco perché una Radio cattolica – ha proseguito
mons. Amato – deve essere chiara, non equivoca, fatta con professionalità da operatori
supportati da un’esistenza coerente con l’identità cristiana. Ha ammonito, mons.
Amato, le Radio cattoliche, dall’appiattirsi sull’agenda delle altre Radio ma di seguire
una propria agenda edificante, che elevi gli animi degli ascoltatori al dialogo con
Dio. E sono molti gli argomenti da proporre, mons. Amato ne ha elencati alcuni: temi
della bioetica e della biopolitica, o anche la vita dei Santi e la storia della Chiesa,
contribuendo a chiarire letture controverse segnate da pregiudizi ed equivoci, come
ad esempio le Crociate, l’inquisizione, il rapporto tra scienza e fede ed il caso
di Galileo, i rapporti tra Pio XII, gli ebrei ed i fatti della seconda guerra mondiale.
Le Radio cattoliche, ha concluso mons. Amato, devono operare oggi un miracolo, “quello
di guarire – ha detto testualmente – la sordità culturale contemporanea”.
Una
relazione quella di mons. Amato dai toni severi che non mancherà di aprire un dibattito
e interrogativi. A margine dei lavori mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare
di San Salvador, commentava che nel suo Paese e in America Latina il problema è invece
quello di superare l’identità confessionale, spesso confusa con quella di molte emittenti
evangeliche, e di essere prossimi e presenti nella vita delle persone, raccogliendo
le sfide della comunicazione nei tempi attuali.