Nelle regioni meridionali dell’Etiopia, la malnutrizione sta raggiungendo livelli
allarmanti. A rivelarlo è Medici Senza Frontiere (MSF) che, in una conferenza stampa
oggi a Roma, ha fatto il punto sulle operazioni in corso in Etiopia, dove l’organizzazione
opera fin dal 1984. C’era per noi Giada Aquilino:
“La malnutrizione
non è qualcosa di nuovo in Etiopia: quest'anno, tuttavia, la situazione è molto peggiore
del solito”. Con queste parole, più volte nelle ultime settimane, Medici Senza Frontiere
ha lanciato l’allarme sull’emergenza nutrizionale che sta colpendo la parte meridionale
del Paese africano, in particolare nelle regioni di Oromiya e Southern Nations and
Nationalities People. In queste zone, l’organizzazione ha aperto appositi centri per
il soccorso ai bambini gravemente malnutriti e affetti da malaria o polmonite. Sulle
ragioni della drammatica situazione nutrizionale in Etiopia, ascoltiamo Loris
De Filippi, responsabile progetti MSF Italia:
R. – I due
principali fattori sono sicuramente quello legato ad un fenomeno assolutamente atmosferico,
nel senso che due stagioni delle piogge consecutive sono mancate; l’altro fattore,
invece, è collegato all’aumento vertiginoso dei prezzi delle derrate alimentari, con
un’inflazione dell’80 per cento su alcuni generi.
D.
– Come ha inciso questa crisi sulla popolazione?
R.
– In maniera molto importante in alcune zone, soprattutto nella parte meridionale
dell’Etiopia. Il governo di Addis Abeba ha appena annunciato che 4 milioni e 600 mila
persone sono a rischio di carestia e circa 75 mila bambini sono veramente vicini ad
una malnutrizione severa. Per questo, il governo etiope si è appellato alla comunità
internazionale per agire il più rapidamente possibile.
Dei
programmi di Medici Senza Frontiere in Etiopia, approntati proprio per far fronte
alla malnutrizione dilagante, ci parla Elena Torta, operatrice MSF appena rientrata
dal Paese africano:
R. – Ad un mese di tempo da quando abbiamo cominciato
ad operare, abbiamo fornito assistenza a 4 mila bambini gravemente malnutriti: hanno
un rapporto tra il peso e l’altezza del corpo che è al di sotto del 70 per cento.
Un’altra forma di grave malnutrizione si chiama Kwashiorkor, significa
che sono bambini gonfi, che hanno una ritenzione idrica sotto i tessuti. Vediamo sicuramente
moltissimi piccoli in questo stato.
D.- Qual è l’appello
di Medici Senza Frontiere? Cosa serve a questi bambini?
R.
– Serve sicuramente aiuto medico, come quello che noi stiamo fornendo, perché comunque
si tratta di bambini che hanno uno stato di malattia: la malnutrizione può essere
considerata una malattia. E poi, serve anche distribuzione di cibo alle loro famiglie
e alla popolazione più in generale.
D. – C’è un ricordo
particolare dell’Etiopia?
R. – Ricordo il caso di
un bambino molto magro, molto malnutrito, gravissimo. Era accudito dal padre nella
clinica di MSF a Shashemene. Ad un certo punto sembrava proprio che non ce la facesse.
Mi hanno detto: “probabilmente, non supererà la notte”. E invece, un nostro medico
è riuscito a portarlo all’ospedale, che è accanto al centro nutrizionale di MSF. Questo
bambino, che sembrava proprio spacciato, il giorno dopo era ancora vivo e il ricordo
che ho è quello di un medico che viene da me sorridendo e dicendomi: “la notte scorsa
non è morto nessuno”! E’ stato un bel momento ...