La Chiesa copta d’Egitto ha lanciato un appello al presidente Hosni Mubarak per la
sicurezza dei cristiani in Egitto e la difesa della fede. A riportarlo è “L’Osservatore
Romano” che riferisce di un comunicato, firmato dal vescovo Bichoï, segretario del
Consiglio ecclesiastico, a seguito dell’aggressione avvenuta il 31 maggio scorso davanti
all’antico monastero copto di Deir Abu Fana, nel governatorato di Minya. Nello scontro
a fuoco tra i monaci e un gruppo di musulmani, alla base del quale pare ci fosse una
disputa per un terreno, un musulmano è rimasto ucciso, due monaci feriti e altri tre
sono stati sequestrati per tutta la notte. Nel comunicato, il Consiglio ecclesiastico
chiede l’arresto degli aggressori e la liberazione degli arrestati copti. Un altro
episodio di sangue contro i copti - che in Egitto costituiscono fra il 6 e il 10%
della popolazione e sono considerati la più grande comunità cristiana in Medio Oriente
- era avvenuto il 28 maggio a Zeitouna, un quartiere del Cairo, quando un gioielliere
e i suoi tre dipendenti erano stati uccisi e negli stessi giorni un altro orafo ad
Alessandria era stato ferito e rapinato. Se alto è l’allarme per le persecuzioni contro
i copti, il gruppo islamico Jamaa islamiyya ha accusato la Chiesa copta di lavorare
per la “formazione di uno Stato parallelo per cambiare la natura arabo-musulmana della
nazione”. A smorzare i toni mons. Youssef Ibrahim Sarraf, vescovo caldeo di Le Caire,
ha definito “cordiali” le relazioni tra cristiani e musulmani in Egitto, riconducendo
i fatti sanguinosi alla “criminalità ordinaria”. (R.B.)