2008-06-18 14:52:54

Al via a Roma il Congresso per le Radio Cattoliche: intervista con l’arcivescovo Celli


Da oggi fino a sabato si svolgerà a Roma il Congresso per le Radio Cattoliche, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sul tema “L’identità e la missione delle radio cattoliche oggi. Dal pensiero sull’uomo ad una informazione a servizio della persona”. I lavori svolgono presso la Pontificia Università Urbaniana; sono attesi all’appuntamento i rappresentanti di circa 60 emittenti dei cinque Continenti. Terrà la relazione introduttiva, dedicata alla missione del dicastero vaticano per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Dicastero. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia la missione di una radio cattolica:RealAudioMP3

R. – Vorrei fare mia una definizione – o una missione – indicata da Papa Giovanni Paolo II che si rivolgeva ai rappresentanti della Radio Vaticana, nel 1980, a voi. Il Papa sottolineava che questo strumento ha un’importanza eccezionale ai fini della evangelizzazione, della comunione ecclesiale, della comprensione e solidarietà tra i popoli. Papa Giovanni Paolo II si rivolgeva alla Radio Vaticana, ma io ritengo che oggi – oggi! – queste stesse parole possono applicarsi ad ogni radio cattolica operante nel mondo.

 
D. – Ci sono contesti politici difficili in cui alcune radio si trovano…

 
R. – Sì. Guardando, ad esempio, all’America Latina, noi abbiamo circa 3 mila radio cattoliche operanti nel continente latinoamericano. Se invece posiamo lo sguardo sulla realtà africana, ci rendiamo conto che sono appena circa 150 le radio cattoliche che operano in questi contesti. Da che cosa dipende? Dipende molte volte da difficoltà politiche locali. Perché? Perché determinati governi non accettano l’attività di una radio confessionale, quindi non vengono accettate radio che appartengano a determinate Chiese. Questo, quindi, non vale solamente per le radio cattoliche, vale per qualsiasi religione che voglia avere una propria attività nel campo radiofonico. Per questo motivo, anche lì dove non esistono vere e proprie radio cattoliche – lo ripeto, ciò dipende da vari motivi – la Chiesa utilizza radio private o alle volte, le stesse radio nazionali, durante alcune ore al giorno, dipende da caso a caso, e questi episcopati utilizzano i tempi messi a disposizione in radio locali per ugualmente annunciare, trasmettere il messaggio.

 
D. – Nelle società occidentali invece forse i principali rischi vengono dalla secolarizzazione degli stessi ambienti cattolici …

 
R. – Ecco qui uno dei temi emergenti, e io mi auguro che questo problema possa essere preso in considerazione dalle tavole rotonde.

 
D. – C’è sinergia tra le radio cattoliche?

 
R. – Direi che in vari Paesi abbiamo già delle reti di radio cattoliche. Abbiamo – per esempio – una rete interessante, quella di lingua francofona, e così anche in America Latina e in America Centrale. Credo che sia interessante riscoprire queste sinergie operative per garantire una presenza sempre più ricca, sempre più valida, una presenza che si fa promotrice di valori umani, di solidarietà tra i popoli e nello stesso tempo, riscopre questo suo ruolo di evangelizzazione.

 
D. – In questo contesto qual è la missione particolare della Radio Vaticana?

 
R. – Poco fa, citavo proprio le parole che Giovanni Paolo II rivolgeva a voi, della Radio Vaticana. Io ritengo che sia interessante ciò che lui stesso diceva a voi, sempre in quella occasione del 1980, dove il Papa riaffermava che attraverso la Radio si edifica ogni giorno la Chiesa. Questa, credo che sia la grande missione che la Radio Vaticana offre al Papa, perché al di là delle masse che si stringono attorno a lui, vi sono sempre folle invisibili che si mettono in ascolto per cogliere la parola del Papa e la sua stessa voce. Credo che questa sia la grande ricchezza della Radio Vaticana, e la speranza che questa missione possa svolgersi sempre più efficacemente, anche nel mondo di oggi.







All the contents on this site are copyrighted ©.