2008-06-17 15:20:47

La crisi alimentare e l’attenzione agli ultimi al centro della giornata di ieri del Congresso eucaristico internazionale a Québec, in Canada. Intervista con il cardinale Majella Agnelo


L’Eucaristia, dono di Dio per eccellenza, deve aprire alla comunione con gli ultimi e i disagiati: è quanto è stato sottolineato ieri al Congresso eucaristico internazionale che si sta svolgendo a Québec, in Canada. La catechesi dell’arcivescovo di Washington, mons. Donald Wuerl, ha proposto invece una riflessione sul’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3


“Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia essa commemora la Pasqua di Cristo, la sua morte e Risurrezione e la rende attuale”: con queste parole mons. Donald Wuerl ha spiegato il senso della celebrazione eucaristica, sottolineando che “noi non siamo spettatori quanto, piuttosto, partecipanti” del mistero Eucaristico. Ribadendo, poi, che Cristo è morto in croce per liberare l’intera umanità dalla schiavitù del peccato, il presule ha aggiunto che Gesù ha creato un nuovo popolo di Dio, grazie al dono del suo Spirito. Ma in che modo i fedeli possono entrare nel Regno di Dio e condividere il mistero dell’Eucaristia? L’arcivescovo di Washington indica tre strade: la fede, che ci fa dire “Io credo”; la speranza, che ci fa vivere la vita come un dono; e la carità, che riempie d’amore i cuori e rende tutti gli uomini figli di Dio. Di squilibri sociali ha parlato invece nella sua testimonianza Jean Vanier, iniziatore dell’Arche, fondazione che - presente in 30 Paesi con 124 comunità - accoglie circa 2.700 persone con handicap mentali. Vanier ha sottolineato la necessità di culture che si aprano ai più poveri e deboli evidenziando che la comunione eucaristica trova compimento nel vivere realmente al fianco dei disagiati e degli emarginati.

 
“Noi che celebriamo il Pane del cielo, il dono di Dio per la vita del mondo, non possiamo saziarci di questo pane di vita senza preoccuparci della sorte degli affamati”, ha affermato invece il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e presidente del Congresso eucaristico internazionale, durante l’omelia della Messa che ha concluso i lavori della seconda giornata. Il porporato ha voluto ricordare la crisi alimentare che sta interessando diversi Paesi a causa degli elevati costi delle derrate di base come riso e mais. I prezzi esorbitanti, ha detto l’arcivescovo di Québec, lasciano i poveri in una situazione intollerabile. Per il porporato è necessaria un’azione rapida da parte dei governi e delle Nazioni Unite, “per soccorrere gli affamati e ristabilire l’equilibrio nella produzione alimentare e negli scambi commerciali”. Il cardinale Ouellet ha chiesto inoltre un impegno comune “per una più giusta circolazione degli alimenti di base, senza dimenticare l’acqua, perché i poveri non siano esclusi dalla tavola comune”. Diciamo di nuovo "si", ha concluso il porporato, "alla condivisione del pane quotidiano con tutti gli affamati, chiedendo allo Spirito Santo di rinnovare la nostra fedeltà entusiasta verso la Santa Eucaristia, dono di Dio per eccellenza”.

 
Il Congresso di Québec è un'occasione privilegiata per fare il punto su come i fedeli dei vari Paesi vivano il loro rapporto con l'Eucaristia. La testimonianza della Chiesa brasiliana è stata portata in Canada dal cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia, intervistato da Viktoria Somogyi, inviata a Québec del Programma ungherese della nostra emittente:RealAudioMP3


"Questo Congresso eucaristico internazionale è una vera professione di fede della Chiesa nell’Eucaristia, perché il momento più importante della nostra vita cristiana è la nostra partecipazione all’Eucaristia. E celebrare l’Eucaristia vuol dire sempre avere, davanti a sé, il sacrificio di Cristo per celebrare, fino alla fine dei tempi, la sua offerta al Padre. Così, il Congresso eucaristico è una celebrazione dell’Eucaristia. Per noi, in America Latina - in modo particolare posso parlare della mia esperienza in Brasile - la riforma liturgica è stata un gran momento, un beneficio straordinario per noi, perché ha permesso anche nella nostra lingua - e in quella di ogni altro Paese - di celebrare e partecipare in modo più facile, attivo alla liturgia. E questo piace tanto alla gente, soprattutto il preparare la celebrazione. Il nostro popolo vuol bene all’Eucaristia, vuole anche continuare la presenza del sacrificio sia nell’adorazione eucaristica, che nei momenti di processione - che a noi piace tanto - e poi di penitenza. Tutto questo è una cosa che in America, e in particolare in Brasile, molto gradita".







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