Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 11.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il Vangelo dell’istituzione
dei dodici apostoli. Gesù vedendo le folle, ne sente compassione, perché sono stanche
e sfinite, come pecore senza pastore, e invita a pregare perché il padrone della messe
mandi operai nella sua messe. Quindi dice agli apostoli:
“Predicate che
il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi,
cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Ognuno di
noi, in quanto membro del popolo Dio che è in cammino verso la Patria, ha esperienza
dell'importanza vitale del Pastore e dei pastori.
Anche
coloro che nel «popolo nuovo» che Cristo ha costituito, non sono consapevoli del ruolo
dei pastori, tuttavia ne beneficiano largamente.
Il
nutrimento che traiamo dalla Chiesa, il bene dell'unità che in essa permane e di cui
quotidianamente viviamo, la protezione dai «lupi rapaci» che continuamente insidiano
il gregge, il nesso col Fondamento senza il quale non c'è verità: tutto questo ci
viene dai pastori.
Il Vangelo di oggi ci chiarisce
che è la «compassione» del Figlio e il dono del Padre a stabilirci in questa santa
fondatezza.
Il dono, però, va accolto. Vengono alla
mente le parole di un dramma giovanile di Karol Wojtyla: «Di quante cose non abbiamo
mai ringraziato!» (Geremia).