Rapporto Caritas sull'immigrazione romena in Italia: intervista con mons. Nozza
Ampio dibattito ha suscitato ieri la presentazione a Roma del Rapporto della Caritas
italiana sul tema: "Romania: immigrazione e lavoro in Italia". Dallo studio è emerso
che i cittadini romeni sono attualmente "gli ultimi nella considerazione degli italiani"
e sono "avvolti da una coltre di ostilità, se non addirittura di disprezzo". Il numero
dei romeni in Italia è raddoppiato in un anno: oggi hanno superato il milione di presenze,
sono dunque la comunità straniera più numerosa nel Paese, e contribuiscono con l’1,2
per cento al Prodotto Interno Lordo italiano. Mons. Vittorio Nozza, direttore
della Caritas, ha affermato che si sta facendo pagare a un'intera collettività i misfatti
di frange di delinquenti. Ascoltiamolo al microfono di padre Adrian Danca,
del Programma romeno della Radio Vaticana:
R. -
L’intenzione è quella di riuscire a trasmettere il bisogno di dire “pane al pane,
e vino al vino”, cioè di chiamare le situazioni, gli eventi, i fatti, con il loro
vero nome. Ecco, ultimamente abbiamo assistito a delle azioni molto - diremmo così
- di riduzione, anche a partire da fatti fortemente da reprimere e da tenere sotto
controllo. Fatti che della loro gravità vanno denunciati, ma che non possono diventare
strumento per colorare o per pensare a un’intera popolazione come provocatrice di
tutto questo. E allora lo scopo, il senso di questo lavoro e di questa presentazione
va proprio nella direzione di favorire una informazione bella, critica, valutativa
di tutto il fenomeno del migrare della popolazione romena verso i nostri territori,
ma nello stesso tempo proprio capace di dire che gli immigrati romeni, ormai cittadini
europei tanto quanto noi, stanno, in numero piuttosto rilevante nei nostri territori,
impegnati a utilizzare lo strumento-lavoro come una forte occasione per dire “identità”
e dire “radicamento” nel nostro territorio.
D. –
Con quali strumenti si potrebbe intervenire per una più serena convivenza, coesistenza
tra immigrati romeni e italiani, da parte della Chiesa e da parte delle istituzioni?
R.
– Ecco, qui il discorso, più che essere solo Italia-Romania, italiani e romeni, è
un discorso più ampio, più generale sul fenomeno immigratorio, e allora qui le azioni
personalmente ritengo debbano essere grosse intese tra gli Stati, lotta alla criminalità.
Sul fenomeno immigratorio ci sono speculazioni altissime, al punto tale da portare
la speculazione o l’interesse alla pari con la droga e le armi; grossa azione - diremmo
così - legata a cogliere il fenomeno non solo localmente, ma dentro il contesto europeo.
Quindi intese a livello europeo che facilitino un migrare accompagnato, coordinato,
non lasciato a se stesso, seguito dai vari governi, di partenza ma anche di arrivo,
e da ultimo - che è poi la cosa cui ci teniamo molto - è quella di un investimento
serio, convinto, in quelle che sono le azioni di integrazione, che coinvolgono non
tanto e solo le istituzioni pubbliche, ma tutte le parti più vivaci, più belle, più
propositive delle nostre società. Investendo maggiormente qui, è possibile favorire
una bella piattaforma su cui poi anche gli ultimi arrivati possono trovare una maggior
facilità di atterraggio e di integrazione.