2008-06-13 14:31:12

Rapporto Caritas sull'immigrazione romena in Italia: intervista con mons. Nozza


Ampio dibattito ha suscitato ieri la presentazione a Roma del Rapporto della Caritas italiana sul tema: "Romania: immigrazione e lavoro in Italia". Dallo studio è emerso che i cittadini romeni sono attualmente "gli ultimi nella considerazione degli italiani" e sono "avvolti da una coltre di ostilità, se non addirittura di disprezzo". Il numero dei romeni in Italia è raddoppiato in un anno: oggi hanno superato il milione di presenze, sono dunque la comunità straniera più numerosa nel Paese, e contribuiscono con l’1,2 per cento al Prodotto Interno Lordo italiano. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas, ha affermato che si sta facendo pagare a un'intera collettività i misfatti di frange di delinquenti. Ascoltiamolo al microfono di padre Adrian Danca, del Programma romeno della Radio Vaticana:RealAudioMP3


R. - L’intenzione è quella di riuscire a trasmettere il bisogno di dire “pane al pane, e vino al vino”, cioè di chiamare le situazioni, gli eventi, i fatti, con il loro vero nome. Ecco, ultimamente abbiamo assistito a delle azioni molto - diremmo così - di riduzione, anche a partire da fatti fortemente da reprimere e da tenere sotto controllo. Fatti che della loro gravità vanno denunciati, ma che non possono diventare strumento per colorare o per pensare a un’intera popolazione come provocatrice di tutto questo. E allora lo scopo, il senso di questo lavoro e di questa presentazione va proprio nella direzione di favorire una informazione bella, critica, valutativa di tutto il fenomeno del migrare della popolazione romena verso i nostri territori, ma nello stesso tempo proprio capace di dire che gli immigrati romeni, ormai cittadini europei tanto quanto noi, stanno, in numero piuttosto rilevante nei nostri territori, impegnati a utilizzare lo strumento-lavoro come una forte occasione per dire “identità” e dire “radicamento” nel nostro territorio.

 
D. – Con quali strumenti si potrebbe intervenire per una più serena convivenza, coesistenza tra immigrati romeni e italiani, da parte della Chiesa e da parte delle istituzioni?

 
R. – Ecco, qui il discorso, più che essere solo Italia-Romania, italiani e romeni, è un discorso più ampio, più generale sul fenomeno immigratorio, e allora qui le azioni personalmente ritengo debbano essere grosse intese tra gli Stati, lotta alla criminalità. Sul fenomeno immigratorio ci sono speculazioni altissime, al punto tale da portare la speculazione o l’interesse alla pari con la droga e le armi; grossa azione - diremmo così - legata a cogliere il fenomeno non solo localmente, ma dentro il contesto europeo. Quindi intese a livello europeo che facilitino un migrare accompagnato, coordinato, non lasciato a se stesso, seguito dai vari governi, di partenza ma anche di arrivo, e da ultimo - che è poi la cosa cui ci teniamo molto - è quella di un investimento serio, convinto, in quelle che sono le azioni di integrazione, che coinvolgono non tanto e solo le istituzioni pubbliche, ma tutte le parti più vivaci, più belle, più propositive delle nostre società. Investendo maggiormente qui, è possibile favorire una bella piattaforma su cui poi anche gli ultimi arrivati possono trovare una maggior facilità di atterraggio e di integrazione.







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