2008-06-13 15:21:38

Incontro a Roma dei portavoce delle Conferenze episcopali europee. L'intervento di mons. Celli


“Noi operatori delle comunicazioni sociali siamo chiamati a confrontarci con una problematica nuova, l’infopovertà”, ovvero “la difficoltà di milioni di persone in differenti Paesi, in particolare in Africa e Asia, nell’avere accesso e nel saper utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione, dalla televisione digitale ad internet.” E’ intervenuto così il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, all’incontro, questa mattina, con i portavoce delle conferenze episcopali europee, riuniti a Roma. “L’attuale tecnologia – ha detto - pone delle problematiche nuove perché ci confrontiamo con una cultura mediatica dove la distinzione tra chi produce e chi consuma l’informazione sta scomparendo. Dobbiamo quindi prendere consapevolezza della necessità di essere presenti anche stando al fianco di quelle Chiese che non hanno i mezzi, ma soprattutto personale preparato per utilizzare i nuovi media”. Da qui l’invito alle Conferenze episcopali europee nel contribuire alla formazione di operatori della comunicazione sociale nei paesi del Sud del Mondo “creando equipe di volontari disposti a viaggiare per tenere corsi di comunicazione sociale e promuovendo borse di studio presso le università cattoliche”. Nel corso dell'incontro di questa mattina, Brenda Drumm dell’ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese ha detto: “Non abbiamo problemi ad andare sulle prime pagine dei giornali quando ci sono scandali che coinvolgono la Chiesa - ha sottolineato - ma quando dobbiamo rendere conto di un lavoro pastorale o della vita ordinaria della Chiesa non riusciamo ad avere alcun spazio sui media”. Anche nella Repubblica Ceca l’interesse dei media per la Chiesa ruota per lo più in caso di tematiche “conflittuali” come “sacerdoti che lasciano il loro magistero o per il calo delle vocazioni”. “La situazione in generale negli ultimi mesi – riferisce Irena Sargankova – è influenzata dal disegno di legge varato su proposta del governo per risolvere il vecchio problema del risarcimento alla Chiesa dei beni ecclesiastici. Il problema è che questa cosa sta generando nell’opinione pubblica l’impressione di una Chiesa che vuole essere ricca”. “Le difficoltà - prosegue il collega austriaco Erich Leitenberg – si registrano soprattutto quando la Chiesa interviene nel dibattito pubblico su aborto e famiglia. In questi casi i giornali nutrono quasi sempre il sospetto che la Chiesa si schieri sempre contro il progresso, ponendosi su posizioni conservatrici. E’ difficile far capire che il contributo della Chiesa per un umanesimo integrale possa conciliarsi con la difesa del diritto alla vita, soprattutto quella indifesa, e della famiglia fondata sul matrimonio e cioè su un rapporto stabile tra uomo e donne”. “I media – prosegue lo svizzero Walter Muller – ricercano tutte le posizioni della Chiesa che sono compatibili con ciò che può far piacere all’opinione pubblica, come le dichiarazioni a favore dell’ambiente. Il dialogo diventa più difficile quando la Chiesa difende le posizioni bioetiche o quando interviene nei dibattiti sull’eutanasia”. A fianco delle difficoltà, tante sono state le esperienze positive raccontate: la battaglia portata avanti in Parlamento Europeo dalla Chiesa cattolica di Romania per la salvaguardia della cattedrale di Bucarest che “ha dato l’immagine reale di una Chiesa che si occupa della città”. Oppure l’eco addirittura europeo che ha avuto in dicembre la manifestazione per la famiglia a Madrid “che ha visto scendere in piazza due milioni di persone”. C’è anche la testimonianza ecumenica data sui media greci dai rappresentanti della Chiesa cattolica in memoria dell’arcivescovo Christodoulos. Infine l’addetto stampa della Conferenza episcopale slovacca, Kozef Kovacik ha dato la notizia della nascita due mesi fa della “Tv Lux”, televisione via satellite e via cavo, un progetto nato su iniziativa della Conferenza episcopale, dei salesiani e della Lux Comunication. “Due – ha concluso don Domenico Pompili della Conferenza episcopale italiana – le derive cui sono soggetti i media: la spettacolarizzazione e la politicizzazione degli eventi. Dentro queste due derive cade di tutto e quindi anche la Chiesa”. Secondo poi il rappresentante italiano, bisogna “trovare il linguaggio giusto per far capire alla gente che per la Chiese le questioni di etica sociale ed individuale non sono separabili”. (R.P.)







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