2008-06-12 09:35:07

No al colonialismo culturale ed eugenetico dei Paesi ricchi nei Paesi poveri: così il cardinale Martino all'Università Cattolica di San Paolo in Brasile


Illuminare la vita sociale degli uomini e dei popoli con la luce del Vangelo, come fattore determinante del loro pieno e solidale sviluppo, è lo scopo della Dottrina sociale della Chiesa, capace di dare sicuro fondamento alla solidarietà e alla speranza di cui ha estremo bisogno il mondo di oggi. Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, in un discorso pronunciato ieri sera al Centro culturale “Fede e cultura” dell’Università Cattolica di San Paolo in Brasile. Lo riferisce un comunicato del dicastero. Il porporato ha indicato tre livelli o cerchi concentrici in cui la globalizzazione della solidarietà, tanto auspicata dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, è doverosa e possibile. Il primo di essi è sul piano delle singole nazioni e della società civile internazionale. Al riguardo il cardinale Martino, tra l’altro, ha stigmatizzato che “Organizzazioni Non Governative ed Associazioni espressive di limitate frange dei Paesi ricchi pretendono di imporre agli abitanti dei Paesi poveri pratiche e stili di vita propri di alcuni settori radicali delle società avanzate, soprattutto nel campo della cosiddetta salute riproduttiva. La Santa Sede ha sempre considerato ciò come forme moderne di un colonialismo culturale ed eugenetico inaccettabili da parte dei Paesi poveri”.

Il secondo livello di solidarietà riguarda l’attuazione dei diritti umani. E qui il porporato ha rilevato la preoccupante forbice tra una serie di nuovi “diritti” promossi nelle società tecnologicamente avanzate e diritti umani elementari che tuttora non vengono soddisfatti in situazioni di sotto sviluppo, come il diritto al cibo, all’acqua potabile, alla casa, all’autodeterminazione e all’indipendenza. Un terzo livello di solidarietà concerne il rapporto tra le generazioni. Qui si richiede – ha evidenziato il presidente di Giustizia e Pace – che nella pianificazione globale venga tenuto in debito conto il criterio della universale destinazione dei beni, il quale rende moralmente illecito ed economicamente controproducente scaricare i costi attuali sulle future generazioni. Tale criterio va applicato soprattutto - ma non solo - nel campo delle risorse della terra e della salvaguardia del creato, un settore reso particolarmente delicato dalla globalizzazione, che riguarda ormai tutto il pianeta inteso come unico ecosistema.

Nel trattare il nesso tra Dottrina sociale e speranza, il cardinale Martino ha tra l’altro rivendicato il carattere pubblico del cristianesimo e la sua indispensabilità per la costruzione della società secondo giustizia e pace. Facendo eco alla Spe salvi di Benedetto XVI, il porporato nel suo discorso al Centro culturale dell’Università Cattolica di San Paolo ha ribadito che se si elimina la speranza cristiana dallo spazio pubblico si elimina Dio dal mondo e “un mondo senza Dio è un mondo senza speranza”. (A cura di Paolo Scappucci)







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