Le Conferenze episcopali d'Europa a confronto sulle sfide della comunicazione nel
continente
“Le sfide della comunicazione per la Chiesa oggi in Europa”: su questo tema discuteranno
fino a sabato prossimo, i portavoce e gli addetti stampa delle Conferenze episcopali
d’Europa, riuniti a Roma. I lavori si sono aperti ieri pomeriggio con gli interventi,
tra gli altri, del cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze
Episcopali d’Europa (CCEE), e di mons. Giuseppe Betori, segretario generale dei vescovi
italiani. Il servizio di Isabella Piro.
Come utilizzare
i mass media per evangelizzare? E come difendere la Chiesa dalla disinformazione?
Sono queste le domande principali per cui i portavoce e gli addetti stampa delle Conferenza
Episcopali d’Europa cercano una risposta. Quattro giorni di lavori in cui si confrontano
rappresentanti di più di dieci Paesi, dalla Grecia all’Ucraina, dall’Italia ai Paesi
Bassi, dall’Irlanda all’isola di Malta. Ma quale percezione c’è oggi della Chiesa
in ambito europeo? Il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali d’Europa:
“Ci sono Paesi dove la secolarizzazione
comincia a produrre segni di intolleranza verso qualsiasi religione, specialmente
contro la religione cristiana. Poi, ci sono Paesi dove i cristiani o i cattolici sono
una piccola minoranza della società, di etnia diversa dalla maggioranza. Quindi, in
quei contesti ci sono fenomeni anche di xenofobia. Poi ci sono Paesi dove, in seguito
al lungo periodo comunista, viene incoraggiato il cosiddetto anticlericalismo. Cerchiamo
di entrare anche in dialogo con qualsiasi tipo di società, perché la comprensione
almeno diminuisce il rischio di un’ostilità cieca”.
La Chiesa quindi,
ha continuato il porporato, ha bisogno di strategie di difesa:
“Certamente
abbiamo bisogno di una raccolta di dati e informazioni su questi fenomeni, per cercare
il modo di difendere i diritti umani almeno. Abbiamo anche da studiare più profondamente
il funzionamento di internet e il cambiamento antropologico nella società attuale,
perchè la gente è molto aperta agli influssi audiovisivi e quindi siamo molto esposti
ad effetti emotivamente molto forti, ma imprecisi. Quindi, il rischio della manipolazione
cresce”.
Sulla stessa linea mons. Giuseppe Betori, segretario generale
della Conferenza episcopale italiana: la Chiesa della Penisola, ha detto, riceve il
consenso dal 70% della popolazione. Eppure, spesso i media la rappresentano in modo
errato. Fondamentale, allora, educare all’informazione, perché la fede sia diffusa
nel modo giusto, soprattutto lontano dai sensazionalismi. Don Domenico Pompili,
direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI:
“Quel
che viene talvolta riservato alla Chiesa è un po' il destino riservato alla realtà
come tale, che nella comunicazione odierna tende ad essere schiacciata sotto l’effetto
della spettacolarità e la Chiesa non è esente da questo tipo di lettura. Ciò nonostante
ritengo che si debba stabilire con gli operatori dell’informazione un contatto diffuso
e anche diretto per favorire la possibilità di una lettura che sia il più possibile
ravvicinata a questa realtà così singolare che è appunto la comunità cristiana. Non
assumerei un tono lamentoso, ma cercherei piuttosto di vedere come poter servire meglio.
Da questo punto di vista la Chiesa credo che debba sempre meglio essere reperibile,
nel senso di raggiungibile, e quindi come tale comunicabile”.
Tra i
diversi temi in esame durante i lavori, c’è anche la migrazione. Su questo punto,
ha sottolineato il cardinale Erdö, non spetta alla Chiesa proporre soluzioni legislative,
ma essa può offrire una giusta visione del fenomeno:
“Noi siamo per
la persona umana e per l’incondizionata dignità della persona umana. Gli immigrati
non sono soltanto una forza lavoro che costa meno, ma sono persone umane con la loro
dignità”.
Ultimo argomento in esame, la preparazione dell’Assemblea
plenaria del CCEE, in programma in Ungheria dal 30 settembre al 3 ottobre.