Incontro sull'AIDS promosso dalla Santa Sede all'ONU: intervista con mons. Migliore
Una tavola rotonda promossa dalla Rappresentanza della Santa Sede presso le Nazioni
Unite di New York si è tenuta ieri al Palazzo di Vetro, nell’ambito della riunione
sull’Aids organizzata dall’ONU, che si è tenuta il 10 e l’11 giugno. Tema della tavola
rotonda: “Trattamento, prevenzione e assistenza: tre approcci per affrontare l’HIV/AIDS”.
Ma che cosa è emerso di particolare da questo incontro? Adriana Masotti lo
ha chiesto a mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite.
R. – La tendenza
è quella di trattare le questioni relative all’HIV in puri termini di fornire strutture,
fondi e medicine, specialmente nei Paesi poveri. Ma questa è solo una delle facce
della soluzione. Sembra che occorra anche investire in una massiccia formazione del
personale medico e paramedico ed elevarne la competenza e il trattamento economico,
così che possano rimanere nei propri Paesi e dedicarsi a consolidare i propri sistemi
sanitari. D. – Quali sono le proposte principali formulate
dalla Santa Sede nei suoi interventi all’ONU per contrastare la diffusione dell’Aids? R.
– Pensiamo che l’intera questione debba essere affrontata in un sempre maggior spirito
di solidarietà e di cura per l’altro. Per quanto riguarda un certo numero, peraltro
consistente, di Paesi che non dispongono di infrastrutture e risorse adeguate per
far fronte alla situazione, sarebbe opportuno sviluppare un piano analogo a quello
ideato per i Paesi più poveri e maggiormente indebitati. Concentrare i nostri sforzi
ad investimenti finanziari, logistici, umanitari in questa categoria di Paesi, li
aiuterebbe a prendere in mano la situazione, a tenere sotto controllo l’epidemia e
darebbe anche all’umanità intera la speranza di poter debellare questo male. D.
– Tante sono le organizzazioni cattoliche impegnate nella lotta all’AIDS in tutto
il mondo. C’è un’iniziativa che le piacerebbe ricordare e che può essere presa come
esempio? R. – Più che un’iniziativa è una creativa convinzione.
L’ideale cristiano, istillato nelle opere di misericordia, ha fatto nascere ospedali,
case di cura, assistenza competente e organizzata per gli ammalati, soprattutto i
più poveri. Poi sono nate le organizzazioni statali nel senso moderno, che hanno assunto
questo ruolo. Ma l’ideale cristiano ha continuato ad agire da pioniere, sensibile
alle nuove malattie che richiedono adeguate forme di assistenza. E quando la pandemia
dell’HIV si è affacciata, mentre ancora lo stigma sociale tratteneva la società e
le amministrazioni pubbliche dal prendere misure adeguate, furono proprio le suore
di Madre Teresa ad aprire il primo centro di assistenza e di accompagnamento dei malati
di AIDS, e lo fecero proprio a San Francisco, in California, nel bel mezzo dell’opulenza
e della tecnologia avanzata. D. – Esiste una stretta collaborazione
nella lotta all’AIDS tra la rappresentanza della Santa Sede presso l’ONU e tante altre
organizzazioni. E’ un fenomeno molto promettente questo per il futuro? R.
– Sì, collaborazione con tutte le organizzazioni che si occupano di questa questione.
Ma per quanto concerne poi la nostra esperienza, parlerei anche delle organizzazioni
di ispirazione cattolica. Perché la ragion d‘essere della presenza e attività della
Santa Sede all’ONU è di contribuire alla soluzione dei problemi del mondo, partendo
dalla freschezza e creatività del pensiero sociale della Chiesa. Ora, le organizzazioni
non governative d’ispirazione cattolica sono tutte impegnate a realizzare l’uno o
l’altro aspetto di questo pensiero nei quattro angoli del mondo. Esse hanno idee,
esperienze, realizzazioni e grande motivazione. E in questo senso, direi che è indispensabile
e mutuamente arricchente la stretta collaborazione tra la missione della Santa Sede
e le Ong di ispirazione cattolica.