Nel mondo sono circa 165 milioni i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni che
lavorano e di questi 74 milioni sono coinvolti in attività considerate pericolose.
Inoltre sarebbero 72 milioni i bambini in età da scuola primaria non scolarizzati.
Una realtà drammatica fotografata dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO),
che promuove per oggi la Giornata contro il lavoro minorile, dedicata quest'anno al
tema dell'istruzione. Ad incidere in maniera negativa sul fenomeno è intervenuta ora
anche la grave impennata nei prezzi dei prodotti alimentari, come conferma Furio
Camillo Rosati, esperto internazionale di lavoro minorile e coordinatore di un
progetto sullo studio delle cause alla base del lavoro minorile. L’intervista è di
Stefano Leszczynski.
R. -
Nell’immediato ci sono alcuni rischi derivanti dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari.
I prezzi sono aumentati così rapidamente che rappresentano un grande shock per le
famiglie, per il reddito che le famiglie hanno a disposizione. Quindi, soprattutto
le famiglie più deboli possono essere costrette ad utilizzare i bambini per cercare
di aumentare il loro reddito. D. – L’ILO ha deciso di puntare
sull’educazione per ridurre ulteriormente il fenomeno. In sintesi, come si può descrivere
questo progetto? R. – E’ una strategia globale dell’ILO che
vede nell’educazione la vera alternativa al lavoro minorile, quindi, nella necessità,
nella possibilità di offrire un’educazione accessibile a tutti e di qualità, lo strumento
migliore per indurre le famiglie ad investire nei loro figli in termini di educazione,
piuttosto che farli contribuire immediatamente alla produzione di reddito. Le politiche
specifiche ovviamente variano da Paese a Paese. D. – Quali sono
le aree geografiche più colpite dal fenomeno e quelle magari dove è più facile avviare
un intervento di prevenzione, di recupero? R. – In termini assoluti,
il numero dei bambini lavoratori più elevato è in Asia. In termini, però, di incidenza
percentuale è nell’Africa subsahariana che osserviamo i tassi di partecipazione dei
bambini e degli adolescenti al mercato del lavoro più elevati. L’area nella quale
si sono riscontrati i maggiori successi in termini di riduzione del lavoro minorile
è l’area dell’America Latina, dove c’è stato un notevole impegno dei governi e abbiamo
osservato una sostanziale riduzione del fenomeno. D. – Ci sono
delle buone possibilità per raggiungere alcuni degli obiettivi contro questo fenomeno,
entro una data prefissata? R. – Io credo di sì. I trend del
passato sono positivi. Se i governi e le organizzazioni internazionali, non solo l’ILO,
mettono il lavoro minorile al centro delle politiche di sviluppo, insieme ad altri
elementi, quali l’educazione, la formazione delle infrastrutture e così via, credo
ci siano ottime possibilità di raggiungere obiettivi sostanziali nei prossimi anni.