Far conoscere e amare la Parola di Dio per rilanciare missione e dialogo: presentato
l'Instrumentum Laboris del Sinodo di ottobre. Mons. Eterović: la Bibbia, libro più
diffuso nel mondo, ma poco letto
Conoscere e amare la Parola di Dio per rafforzare, attraverso di essa, la comunione
ecclesiale, rinvigorire la missione, rinnovare la fantasia della carità per andare
incontro ai problemi dell’uomo di oggi: il Sinodo dei Vescovi che si svolgerà a Roma
dal 5 al 26 ottobre intende favorire questi obiettivi. Sul tema “La parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa” avrà un’indole pastorale e missionaria,
come spiega l’Instrumentum Laboris presentato stamani nella Sala Stampa della Santa
Sede. Il documento contiene anche diverse citazioni di Benedetto XVI e il suo invito
alla Chiesa a rinnovarsi auspicando una nuova primavera spirituale. Il servizio di
Tiziana Campisi:
E’ frutto
della riflessione di 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris,
delle 113 Conferenze Episcopali, dei 25 Dicasteri della Curia Romana e dell’Unione
dei Superiori Generali. L’Instumentum Laboris della XII Assemblea Generale Ordinaria
del Sinodo dei Vescovi indirizzerà i presuli ad un lavoro pastorale e missionario.
Riflettendo sulla Parola di Dio i vescovi dovranno pensare come stimolare l’amore
profondo per la Sacra Scrittura perché i fedeli abbiano largo accesso ad essa, promuovere
la Lectio Divina, far riscoprire il nesso tra Parola di Dio e liturgia. Lo ha sottolineato
il segretario generale del Sinodo dei Vescovi mons. Nikola Eterović che ha
spiegato il contenuto dell’Instrumentum Laboris. Diviso in tre parti sviluppa:
1) Il Mistero di Dio che ci parla; 2) La Parola di Dio nella vita della Chiesa; 3)
La Parola di Dio nella missione della Chiesa.
Ricordando che oggi la
Bibbia - il libro più diffuso e tradotto - si può leggere in 2.454 lingue e che nel
mondo se ne contano 6.700, mons. Eterović ha sottolineato che essa è
poco letta; in Italia, ad esempio, solo il 38 per cento dei praticanti l’avrebbe aperta
negli ultimi 12 mesi. Ma come “attestazione della relazione tra Dio e l’uomo” la Scrittura
“la illumina e orienta in maniera certa”, ha detto il presule, per questo il credente
deve rivedere il suo atteggiamento di fronte alla Parola di Dio:
“Esso
è caratterizzato dall’ascolto: a Dio che parla è dovuta l’obbedienza della fede e
un abbandono libero di se stessi. Ciò accade a livello personale e comunitario, nella
comunione della Chiesa. La Parola di Dio pertanto trasforma la vita di coloro che
la ascoltano e cercano di metterla in pratica”.
E la Parola di Dio,
ha proseguito il presule, dovrà impregnare i molteplici servizi della Chiesa, per
questo dovrà essere valorizzata nella liturgia e nei sacramenti, per portare anche
“ad una sempre migliore diaconia, servizio della carità, che è nota essenziale della
Chiesa voluta da Gesù Cristo”.
L’Instrumentum Laboris dedica poi un
capitolo “ai rapporti ecumenici ed interreligiosi senza dimenticare i nessi della
Bibbia con coloro che si dichiarano lontani dalla Chiesa o addirittura non credenti”.
“Si tratta del dialogo che di norma accompagna la missione” ha affermato mons. Eterović
aggiungendo che “la Sacra Scrittura è un importante vincolo di unità con gli
altri cristiani, membri delle Chiese e comunità cristiane”. Non mancano “importanti
considerazioni nei riguardi di fedeli appartenenti alle religioni tradizionali e a
quelle che hanno le loro scritture sante (l’induismo, il buddismo, il giainismo, il
taoismo) e, in modo particolare, all’islam”. “Anche se il cristianesimo – ha proseguito
il segretario generale del Sinodo dei Vescovi – è piuttosto la religione della persona
di Gesù Cristo e non del Libro”. Tuttavia la Sacra Scrittura resta “un punto importante
nel dialogo interreligioso”, così come è importante “per la cultura di numerosi popoli”:
“Soprattutto del cosiddetto Occidente per cui tale Libro rappresenta
il ‘grande codice’, fondamento comune per la ricerca di un autentico umanesimo a cui,
come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, il cristianesimo ha da offrire ‘la più
potente forza di rinnovamento e di elevazione, cioè l’Amore di Dio che si fa amore
umano’”.
Mons. Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi
ha definito l'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo “un saggio teologico sulla
Parola di Dio così come la Chiesa di oggi la porta con sé per la sua vita interna
e per tutti coloro ai quali la Chiesa si rivolge”, “una certa rielaborazione della
Costituzione conciliare Dei Verbum, passata attraverso l’esperienza, la meditazione,
la riflessione teologica, la prassi pastorale della Chiesa nell’ultimo scorcio del
ventesimo secolo e ai primi albori del ventunesimo”:
“Questa discendenza
è significativa per la Chiesa di oggi, perché qualifica a livello alto l’azione del
prossimo Sinodo, lasciando ingiustificati certi propalati timori di involuzione. Si
tratta di un raccordo di collegialità tra Concilio e Sinodo che manifesta e nello
stesso tempo onora la dignità del luogo di nascita, attraverso la bellezza di un organismo
sviluppato e promettente”.
Mons. Frezza ha evidenziato poi che il Sinodo
affronterà il tema della spiegazione della Parola di Dio, compito dell’omelia che
deve “esporre la Scrittura con linguaggio utile alla comprensione e all’attuazione”,
“una ‘lettura odierna’ della Parola rivelata”.
L’Assemblea sinodale,
infine, “avrà due importanti punti di riferimento”: il Sinodo sull’Eucaristia, per
tenere conto della liturgia della Parola, e l’Anno Paolino, per guardare ad uno slancio
missionario della Chiesa. Due anche gli approcci del Sinodo: quello cristologico e
quello pneumatologico, relativo cioè allo Spirito Santo con riferimento alla Trinità
e alla storia della salvezza.