2008-06-11 15:36:29

Prosegue il viaggio in Europa di George Bush


Prosegue il viaggio in Europa del presidente degli Stati Uniti George Bush. Il capo della Casa Bianca si trova in Germania, seconda tappa del suo tour nel corso della quale ha già incontrato il cancelliere, Angela Merkel, mentre stasera sarà in Italia. Venerdì l’udienza privata in Vaticano da Benedetto XVI. Intanto, ieri a Lubiana, in Slovenia, si è svolto il vertice Stati Uniti-Unione Europea. Al centro dei colloqui la questione del nucleare iraniano. Il capo della Casa Bianca ha esortato il Vecchio Continente ad adottare la linea dura contro Teheran. Il servizio Marco Guerra:RealAudioMP3
 

 
George Bush, arriverà questa sera in una Roma blindatissima e tra domani e dopodomani incontrerà le massime autorità italiane e il Pontefice in udienza privata. Intanto, Bush in mattinata ha proseguito a Berlino i colloqui con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sul tappeto ancora la questione Iran e la necessità di convincere l’alleato europeo ad aumentare le pressioni sulla Repubblica islamica con nuove sanzioni, per spingere Teheran a rinunciare allo sviluppo del suo programma nucleare. Una posizione già espressa ieri e pienamente recepita nel vertice UE-USA tenutosi in Slovenia. Nella dichirazione finale del summit si chiede, infatti, all’Iran di rispettare i suoi obblighi riguardo alle attività nucleari, compresa la sospensione completa delle attività di arricchimento”. Dura la risposta espressa stamani dal presidente iraniano Ahmadinejad, secondo cui il tempo del presidente americano è finito: i nemici della Repubblica islamica - ha ammonito - non sono riusciti a fermare il programma nucleare.

 
Medio Oriente
Resta alta la tensione ai confini tra i Israele e la Striscia di Gaza. Una bambina di 9 anni e un miliziano palestinese sono rimasti uccisi oggi in un’operazione delle forze terrestri israeliane nel villaggio di Qarara. Sempre nella Striscia, un altro civile palestinese di 65 anni è morto dopo essere stato colpito da frammenti di un razzo lanciato da un elicottero israeliano. Intanto a Gerusalemme il Consiglio della Difesa di Israele ha deciso di mantenere aperte tutte le opzioni: sia quella di una tregua con Hamas mediata dall’Egitto, sia la possibilità di una vasta operazione nella striscia di Gaza, qualora fallissero le trattative.

Iraq
Ennesima giornata violenze in Iraq. Tre diversi ordigni sono esplosi stamattina in varie zone della capitale Baghdad: il bilancio è di 6 morti e 19 feriti tra i civili. La prima bomba sarebbe esplosa a sud, vicino a un centro commerciale già teatro, due giorni fa, di un grave attentato, mentre passava una pattuglia della polizia che non è però stata colpita; la seconda a nord al passaggio di un minibus, la terza a est nei pressi di una stazione di servizio.

Afghanistan
È di quattro civili morti, 3 donne e un bambino, ma potrebbe esserci anche un ferito, il bilancio dell’operazione militare della coalizione a comando USA svoltasi ieri, ma di cui si è avuta notizia soltanto oggi, nel distretto orientale di Mata Khan, nella provincia di Paktika, al confine con il Pakistan. Nel corso dell’operazione di perquisizione, attuata con mezzi terrestri e aerei, secondo quanto riferito da Enduring Freedom, sarebbero rimasti uccisi anche alcuni ribelli, effettuati 12 arresti e confiscati fucili e lancia-granate.

Somalia
Un accordo di vitale importanza per la Somalia quello firmato, l’altro ieri, tra opposizione e governo di transizione somalo sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tra i punti fondamentali una tregua militare e l’impegno ad avviare la procedura che porterà alla smobilitazione dell’esercito etiopico d’occupazione e all’intervento di caschi blu dell’ONU. A Mario Raffaelli, inviato speciale italiano per la Somalia, abbiamo chiesto se la nuova iniziativa di pace poggi su basi più solide che in passato. L’intervista è di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3


R. – Certamente può essere un punto di svolta, perché oltre ad avere affrontato il problema della sicurezza ed aver stabilito dei meccanismi per cercare di riportare il Paese alla stabilità, ha preso l’impegno di costituire entro 15 giorni due strumenti congiunti, con la presenza di governo e opposizione, presieduti dalle Nazioni Unite: uno specificatamente sul problema del cessate il fuoco ed il secondo sui problemi politici. Questo fatto, credo segni la differenza positiva rispetto ad altri tentativi del passato.

 
D. – Tuttavia, alcuni dei responsabili dell’opposizione non hanno aderito all’accordo. Questo può essere un problema?

 
R. – Certamente sì, perché evidentemente adesso si tratta di vedere quanto da parte dell’opposizione, che ha accettato il dialogo e ha firmato l’accordo, ci sia un’influenza sui combattenti, su chi poi sul campo conduce le azioni di guerriglia. Certamente, bisognerà dar per scontato che una parte dell’opposizione armata non seguirà questo accordo. E’ molto importante il fatto che nell’accordo ci sia la previsione di un ritiro degli etiopici, anche se condizionata alla situazione di questo cessate il fuoco e al dispiegamento del contingente delle Nazioni Unite.

 
D. – Le Nazioni Unite come intendono subentrare?

 
R. – L’accordo dice esplicitamente che le forze devono essere composte da Paesi amici ad esclusione dei Frontland State, cioè dei Paesi confinanti con la Somalia, e quindi ad esclusione, per esempio, dell’Etiopia. Questa è materia che sarà discussa, perché evidentemente l’accordo prevede 120 giorni prima che questa decisione diventi operativa.

 
D. – Oggi la Somalia in che situazione è da un punto di vista politico, ma soprattutto sociale, dopo decenni di guerra?

 
R. – Purtroppo negli ultimi mesi, e proprio in collegamento con questa situazione difficile che si è creata dopo l’intervento etiopico e la guerra che c’è stata, si parla di una catastrofe umanitaria. Le Nazioni Unite definiscono la Somalia la peggior catastrofe umanitaria esistente al momento. Di questo si fa menzione anche in questo accordo e si dice esplicitamente che la tregua che dovrebbe partire tra 30 giorni deve servire innanzitutto a portare sollievo alle popolazioni, perchè la catastrofe umanitaria è collegata principalmente alla situazione di instabilità.

 
Somalia appello ONG
Le ONG italiane che operano in Somalia hanno lanciato ieri un forte appello ai sequestratori per la liberazione di Jolanda Occhipinti, Abderahman Yusuf Arale e Giuliano Paganini, i tre operatori umanitari, due italiani e uno somalo, rapiti da guerriglieri somali il 21 maggio scorso. Il messaggio è stato fatto trasmettere, in lingua somala, dalle principali emittenti locali.

Sudan
È di 28 morti, 123 superstiti e 66 dispersi il bilancio provvisorio del grave incidente aereo avvenuto ieri sera in Sudan. Un airbus della Sudan Airways, proveniente dalla Giordania, si è incendiato dopo l’atterraggio all’aeroporto della capitale sudanese Khartoum; non è ancora stata accertata, però, la dinamica dell’incidente. Tuttavia, secondo la televisione locale, l’aereo avrebbe avuto difficoltà nelle manovre d’atterraggio a causa delle pessime condizioni atmosferiche. I soccorritori hanno lavorato fino a notte fonda per spegnere le fiamme.

Marocco
Duro colpo al terrorismo di matrice islamica in Marocco. Un tribunale del Paese africano ha comminato pene che vanno dai due agli otto anni di prigione a 29 membri della "cellula di Tetouan", accusati di aver tramato degli attentati terroristici e di aver sostenuto Al Qaida in Iraq. Uno di loro è di nazionalità svedese. Posta sul Mediterraneo, la città di Tetouan è uno dei capisaldi dell'estremismo islamico marocchino.

Cina – Taiwan
Dopo oltre dieci anni di interruzione riprendono oggi a Pechino i colloqui diretti tra la Cina e Taiwan. Al centro dell’incontro ci saranno una serie di misure volte a ''costruire la fiducia'' tra le due parti, in primo luogo l'istituzione di collegamenti aerei diretti tra Taipei e le principali città cinesi. Al momento, infatti, nonostante gli intensi scambi economici tra i due Stati, gli imprenditori taiwanesi che hanno investito in Cina devono sottoporsi a viaggi inutilmente lunghi, passando da Hong Kong o da Macao. L’isola di Taiwan è di fatto indipendente dal 1949, ma la Repubblica Popolare Cinese la ritiene parte integrante del proprio territorio.

Ue-Irlanda
L’Europa guarda con attenzione al referendum sul Trattato costituzionale di Lisbona che si terrà domani in Irlanda. Per l’approvazione del testo, che prevede un passaggio di poteri dagli Stati all’Unione in varie materie, occorre l’unanimità dei 27 Paesi membri e un'eventuale vittoria del 'no' potrebbe provocare la paralisi politico-istituzionale dell'UE. Da Dublino, Enzo Farinella:RealAudioMP3

L’Irlanda è l’unico Stato dei 27 dell’Unione Europea in cui un voto referendario è richiesto per cambiare la Costituzione del Paese sul potere da trasferire all'UE. Tutti i partiti politici al potere e all’opposizione nella Repubblica d’Irlanda, eccetto il partito nazionalista Sinn Fein di Gerry Adams, hanno richiesto ai loro elettori di votare sì per il Trattato di Lisbona, nel Referendum di domani, affermando che l’Irlanda potrebbe trarre ulteriori vantaggi dall’Unione Europea, come è avvenuto fino adesso, ricevendo ben 61 miliardi di Euro sin dal 1973. Anche la Confederazione degli Industriali è per il sì e così la maggior parte dei Sindacati. Il Primo Ministro, Brian Cowen, ha dichiarato ieri che “il sì al Trattato di Lisbona rinforzerà il ruolo dell’Irlanda in Europa e convincerà imprenditori nazionali e stranieri a continuare ad investire in quest’isola”. Ma il primo ministro irlandese ha respinto con decisione l’idea che potrà essere possibile negoziare un Trattato migliore se i no dovessero vincere. Comunque Governo e partiti politici non possono riposare tranquillamente perché secondo l’ultimo sondaggio d’opinione i no sono aumentati passando dal 30 al 35%, mentre solo il 30% sarebbe pronto a votare per il sì al Trattato di Lisbona. Gli indecisi sarebbero tanti, il 35%.

 
Russia
''L'Europa ha bisogno di un trattato globale sulla sicurezza con la partecipazione di tutti i Paesi europei perchè né la NATO né l'OSCE sono in grado di risolvere pienamente i problemi della sicurezza in Europa''. Lo ha detto oggi a Mosca il presidente russo Dmitri Medvedev, intervenendo al congresso internazionale della stampa russa. Il capo del Cremlino si è anche dichiarato pronto a intavolare un "dialogo amichevole e costruttivo" con la nuova amministrazione USA, "qualunque essa sia". Il presidente russo ha infine ribadito la sua promessa di costruire in Russia una ''società libera'' e di garantire il rispetto dei diritti dell'uomo e della libertà di stampa. (Panoramica Internazionale a cura di Marco Guerra e Roberta Barbi)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 163

 
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