Tessitore di dialogo e di relazioni tra i popoli, servitore della Chiesa e della
causa della pace: il cardinale Bertone ricorda la figura del cardinale Casaroli nel
decennale della morte
Un diplomatico eccezionale, impegnato nel costruire la pace e nell’assicurare alla
Chiesa le condizioni per svolgere la propria azione in libertà: il cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone, ha ricordato stamani con emozione e ammirazione il cardinale
Agostino Casaroli, principale artefice dell’ostpolitik, ovvero l’azione di
dialogo della Santa Sede con i regimi comunisti negli anni precedenti la caduta del
Muro di Berlino. Occasione per l’intervento del cardinale Bertone è stata l’apertura
di un convegno, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, per ricordare l’eminente figura
ecclesiale, segretario di Stato dal 1979 al 1990, nel decennale della morte. Al convegno,
sono intervenuti anche il cardinale, Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio
consiglio per il Dialogo interreligioso, e gli ex ministri degli Esteri di Francia,
il prof. Jean-Bernard Raimond, e di Polonia, il prof. Wladislaw Bartoszewski. Sul
discorso del cardinale Bertone, il servizio di Alessandro Gisotti:
Un servitore
della Chiesa e della causa della pace, impegnato con pazienza e coraggio a favore
della cooperazione tra le nazioni: il cardinale Tarcisio Bertone ha tratteggiato così
la figura del suo predecessore nell’ufficio di segretario di Stato. Il porporato ha
ricordato che l’ostpolitik di Agostino Casaroli si è sviluppata per oltre 25
anni, dal 1963 al 1989, al servizio di ben cinque Pontefici. Il cardinale Bertone
ha innanzitutto messo l’accento sulle caratteristiche dell’azione di Casaroli:
“L’azione
pastorale e diplomatica del cardinale Casaroli, che coincide in gran parte con la
cosiddetta ostpolitik della Chiesa, si muove in effetti fra questi
due poli: il bene della Chiesa, 'essere ambasciatore di Cristo', e la ricerca del
dialogo possibile, 'per tutto riconciliare'”. Casaroli, ha proseguito,
ebbe “come bussola” per il suo agire “un profondo amore alla causa della pace”, convinto
che la ricerca della concordia tra le nazioni fosse un imperativo morale e, al tempo
stesso, una necessità “per la stessa sopravvivenza dell’umanità”:
“Ricercare,
costruire la pace e assicurare alla Chiesa le condizioni per svolgere la propria azione
nella libertà e nella pace: fu questa la sua azione paziente e faticosa; per questo
si spese con piena fiducia, sapendo che la pace anzitutto e soprattutto è dono di
Dio, da implorare con fede ed orante perseveranza”. Il
cardinale Bertone ha quindi ripercorso l’attività diplomatica del cardinale Casaroli.
Nella prima fase dell’ostpolitik vaticana, ha ricordato, nei Paesi comunisti
la situazione era desolante a causa degli arresti di vescovi e sacerdoti, la chiusura
dei seminari, la confisca dei beni religiosi e, ancora, la capillare propaganda ateista
e la discriminazione dei cattolici in ogni ambito della società. Inoltre, ha aggiunto,
“la drastica rottura delle relazioni fra quei governi e la Santa Sede rese difficili
le relazioni ecclesiali” fra il Papa e le comunità locali. Con Giovanni XXIII, vengono
intrapresi i primi tentativi di dialogo a cui segue la fase difficile e faticosa sotto
il Pontificato di Paolo VI. In questi anni, al Papa viene impedito un pellegrinaggio
in Polonia, e Casaroli è impegnato in estenuanti trattative con i governi jugoslavo
e cecoslovacco. Negoziati in cui si rivelano preziose le sue qualità: “Agostino
Casaroli fu negoziatore vaticano dotato di indubbie capacità di mediazione; uomo di
dialogo, abile tessitore di contatti, paziente ascoltatore e infaticabile ricercatore
di accordi possibili”. L’ostpolitik di Casaroli, ha sottolineato
il cardinale Bertone, raggiunge un grande risultato con l’esperienza della Santa Sede
alla Conferenza di Helsinki, tra il 1973 e il 1975, dove ottenne l’esplicito riconoscimento
della libertà religiosa. Un principio sancito nell’Atto finale, che formalmente legittima
la Chiesa a condurre negoziati bilaterali con i governi. Con il Pontificato di Karol
Wojtyla, Casaroli diviene segretario di Stato e scrive assieme a lui una nuova pagina
di storia ecclesiastica. E’ a fianco di Giovanni Paolo II in storici incontri come
quello con Gorbaciov e assiste alla caduta del Muro di Berlino. Ma, non manca di ricordare
il cardinale Bertone, tra i risultati raggiunti grazie all’azione di Casaroli va annoverata
anche la firma dell’accordo di revisione del Concordato con l’Italia nel 1984. Agostino
Casaroli, però, non fu solo uno straordinario diplomatico. Il cardinale Bertone ha
infatti rammentato il suo impegno per i giovani detenuti del carcere minorile romano:
“Merita
di essere sottolineato questo lato umano della sua personalità: egli non fu solo un
eccellente diplomatico, un ecclesiastico giunto al vertice della Chiesa, uno ottimo
tessitore di dialogo e di relazioni, bensì pure un amico dei poveri e di giovani in
difficoltà". Casaroli, ha concluso il segretario di Stato
vaticano, fu “capace di unire all’attenzione per le grandi questioni ecclesiastiche
e politiche l’ascolto e l’aiuto per chi soffre ed è emarginato”. E
in occasione del decennale della morte del cardinale Casaroli, il presidente della
Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio al cardinale Achille
Silvestrini, presidente del Comitato per le celebrazioni del decennale della morte
del porporato. Napolitano definisce il cardinale Casaroli “un insigne ecclesiastico
e fine uomo di Stato”. E aggiunge: “Fu un lungimirante protagonista di quella stagione
di dialogo che contribuì in maniera determinante a porre le basi per la pacifica riunificazione
di un Europa allora divisa, segnando anche significativi progressi nell'ambito della
tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Il presidente Napolitano ricorda,
inoltre, che da segretario di Stato, il cardinale Casaroli svolse “un ruolo di primissimo
piano nei rapporti fra la Santa Sede e lo Stato italiano, la cui rinnovata vitalità
culminò nell'accordo di revisione del Concordato, firmato a Roma il 18 febbraio del
1984”.