Benedetto XVI apre stasera in San Giovanni in Laterano il Convegno ecclesiale della
diocesi di Roma incentrato sulla speranza evangelica
La Chiesa di Roma attende con gioia e interesse di ascoltare la parola del suo Vescovo
in occasione dell’apertura del Convegno ecclesiale diocesano, stasera alle ore 19.30
nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’evento è incentrato quest’anno sul tema
“Gesù è Risorto. Educare alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”.
Ad aprire i lavori sarà, dunque, il Papa stesso con un discorso, che sarà seguito
in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 19.20. Nel servizio
di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni passaggi dei precedenti tre interventi
di Benedetto XVI ai convegni ecclesiali della diocesi di Roma:
Testimoniare
nella famiglia, a scuola, tra i più deboli, nei diversi ambiti della società la bellezza
del Vangelo, la sua Verità, la sua forza di autentica libertà: è il messaggio che
Benedetto XVI ha consegnato ai fedeli romani nei suoi interventi ai convegni ecclesiali
in San Giovanni in Laterano. In tali occasioni, il vescovo di Roma ha rivolto alla
sua diocesi parole di incoraggiamento, mostrando attenzione per le sfide che, ogni
giorno, sacerdoti e laici devono affrontare nel loro impegno pastorale. Il 6 giugno
2005, a meno di due mesi dall’elezione alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI partecipa
al convegno diocesano sul tema “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona
e trasmissione della fede”. Il Papa esorta le famiglie cattoliche ad opporsi con coraggio
alla “cultura della morte”: “Nell’uomo e nella donna
la paternità e la maternità, come il corpo e come l’amore, non si lasciano circoscrivere
nel biologico: la vita viene data interamente solo quando con la nascita vengono dati
anche l’amore e il senso che rendono possibile dire sì a questa vita”. “Proprio
da qui – è il monito del Pontefice – diventa del tutto chiaro quanto sia contrario
all’amore umano, alla vocazione profonda dell’uomo e della donna, chiudere sistematicamente
la propria unione al dono della vita, e ancora più sopprimere o manomettere la vita
che nasce”. E costata come le “varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio”
siano espressione di “una libertà anarchica che si fa passare a torto per vera liberazione
dell’uomo”. Nel 2006, il tema del Convegno, “La gioia della fede e l’educazione delle
nuove generazioni”, sembra quasi anticipare la Lettera del Papa alla città di Roma
sull’emergenza educativa. Il Papa interviene alla Basilica Lateranense il 5 giugno
e mette l’accento sul “desiderio della verità” che, sottolinea, “appartiene alla natura
stessa dell’uomo”. Per questo, afferma, “nell’educazione delle nuove generazioni,
la questione della verità” deve “occupare uno spazio centrale”:
“Cari
giovani di Roma, inoltratevi dunque con fiducia e coraggio sulla via della ricerca
del vero. E voi, cari sacerdoti ed educatori, non esitate a promuovere una vera e
propria 'pastorale dell’intelligenza' e, più ampiamente, della persona, che prenda
sul serio le domande dei giovani”. E l’educazione cristiana
è anche al centro del Convegno dell’anno scorso, sul tema “Gesù è il Signore. Educare
alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Nel suo discorso dell'11 giugno 2007,
il Papa mette in guardia da una cultura che fa “troppo spesso” del relativismo il
proprio credo. Se manca la luce della verità, avverte, si finisce “per dubitare della
bontà della vita”. Ecco perché serve un’educazione cristiana, un accompagnamento personale
che “dà a chi cresce la certezza di essere amato, compreso e accolto”:
“In
concreto, questo accompagnamento deve far toccare con mano che la nostra fede non
è qualcosa del passato, che essa può essere vissuta oggi e che vivendola troviamo
realmente il nostro bene. Così i ragazzi e i giovani possono essere aiutati a liberarsi
da pregiudizi diffusi e possono rendersi conto che il modo di vivere cristiano è realizzabile
e ragionevole, anzi, di gran lunga il più ragionevole”. D’altro
canto, aggiunge il Papa, “quando si tratta di educare alla fede è centrale la figura
del testimone e il ruolo della testimonianza”:
"Il
testimone di Cristo non trasmette semplicemente informazioni, ma è coinvolto personalmente
con la verità che propone e attraverso la coerenza della propria vita diventa attendibile
punto di riferimento. Egli non rimanda però a se stesso, ma a Qualcuno che è infinitamente
più grande di lui, di cui si è fidato ed ha sperimentato l’affidabile bontà”.