Si apre domani, con l’intervento del Papa, il convegno ecclesiale della diocesi
di Roma: intervista con il cardinale vicario Camillo Ruini
Da domani al 12 di giugno, si tiene a Roma il Convegno ecclesiale diocesano sul tema
“Gesù è Risorto. Educare alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”.
Gli incontri si svolgeranno nella Basilica di San Giovanni in Laterano e in altri
luoghi stabiliti dalle prefetture diocesane. Sarà il Santo Padre stesso ad aprire
il Convegno alle 19.30 di domani sera, rivolgendo la sua parola a sacerdoti, diaconi,
religiosi e laici impegnati pastoralmente nella diocesi. Giovanni Peduto ha
chiesto al cardinale vicario Camillo Ruini le ragioni della scelta del tema
di quest’anno:
R.
– Il tema di quest’anno richiama l’impegno sull’educazione a proposito del quale il
Papa ha scritto anche una Lettera all’intera città di Roma. Vogliamo unire, quest’anno,
il tema dell’educazione al tema della speranza, oggetto come tutti sappiamo dell’Enciclica
Spe Salvi. Il senso del tema di quest’anno è dunque proprio tenere insieme educazione
e speranza o, in altre parole, educare alla speranza cristiana. D.
- Il Papa ultimamente è intervenuto più volte proprio sulla questione dell’emergenza
educativa. Cosa può fare la Chiesa? R. – La Chiesa può e deve
anzitutto aiutare le famiglie nel loro compito primario dell’educazione dei figli.
La Chiesa ha le sue scuole, le scuole cattoliche dedicate all’educazione. E’ presente
attraverso gli insegnanti di religione, ma anche attraverso tanti insegnanti cattolici
nelle scuole pubbliche dello Stato. La Chiesa ha anche altri luoghi di educazione:
pensiamo agli oratori, alle parrocchie stesse, ai gruppi giovanili, alle associazioni,
ai movimenti. Inoltre, la Chiesa, mentre persegue anzitutto l’educazione alla fede,
alla formazione del cristiano, ha speso tempo e attenzione nella formazione dell’uomo
in quanto tale, alla proposta di quei valori sui quali si può costruire un’autentica
vita civile, una convivenza civile e anche delle persone solide, responsabili, libere,
capaci di affrontare la vita. D. - Quali sono le altre grandi
sfide della Chiesa di Roma? R. - Le sfide sono tante. Vorrei
ricordare, in particolare, l’impegno a favore della famiglia, l’impegno a favore delle
fasce più povere della popolazione, ma vorrei soprattutto insistere sul grande tema
dell’evangelizzazione. Anche Roma ha bisogno di essere sempre, di nuovo, evangelizzata.
Perciò, la nostra pastorale è anzitutto una pastorale missionaria. D.
- Come affrontare il tema della sofferenza? Pensiamo ai tanti emarginati, ai malati,
agli anziani e anche ai nuovi poveri e alle famiglie che hanno sempre più difficoltà
ad arrivare a fine mese… R. – Le nostre parrocchie lo sanno
bene, perché sono in prima linea su questa così impegnativa frontiera. E la diocesi
sostiene il loro sforzo. Poi c’è la Caritas diocesana, ci sono tutte le varie associazioni,
movimenti che si impegnano in questo settore. Pensiamo alla Comunità di Sant’Egidio,
a quell’ottima iniziativa che è il Banco Alimentare, pensiamo alla Fondazione Migrantes
per gli immigrati. Tutto questo è lo sforzo che la diocesi di Roma compie e che intende
compiere anche in futuro, cercando sempre di coniugare l’accoglienza con la formazione
degli immigrati al rispetto della legalità.