2008-06-08 14:26:53

Oltre 2.500 sindacalisti uccisi in Colombia negli ultimi vent'anni: la riflessione di Patrizia Sacco di Amnesty e Gianni Alioti della CISL


Più di 2.500 morti in vent’anni: quella che si sta consumando in Colombia è una vera e propria strage contro i sindacalisti, una strage avvolta dal silenzio dei media e dell’opinione pubblica internazionale. Secondo "Amnesty International", circa la metà degli atti di violenza contro i sindacalisti vengono commessi da gruppi paramilitari, l’altra metà direttamente dalle forze di sicurezza. Ad aggravare la situazione, su oltre 2.500 omicidi solo in 76 casi sono stati trovati e puniti i responsabili. Della vicenda parlano Patrizia Sacco, del coordinamento America Latina di Amnesty, e Gianni Alioti della FIM-CISL, al microfono di Elisabetta Rovis:RealAudioMP3


R. - I rischi per la propria vita, per chi fa attività sindacale, sono altissimi. In 20 anni, ci sono stati 2578 uccisioni di sindacalisti in Colombia, il che vuol dire una media di 120 l’anno, uno ogni tre giorni.

 
D. - Oltre ad essere uccisi, i sindacalisti sono vittime di diverse violazioni dei diritti umani: minacce, intimidazioni a danno loro e delle loro famiglie...

 
R. - Sì, questo avviene quotidianamente e fa sì che diventi sempre più difficile impegnarsi nel lavoro sindacale, perchè le minacce sono rivolte ai sindacalisti a tutti i livelli, anche a quelli che vengono definiti sindacalisti di basso profilo. Per cui, chiunque pensi di impegnarsi nel lavoro sindacale, ci pensa due volte.

 
Ma quali sono le principali rivendicazioni dei sindacalisti colombiani e che cosa li rende così pericolosi? Gianni Alioti, responsabile relazioni internazionali della FIM-CISL:

 
R. - Non penso che le rivendicazioni dei sindacati in Colombia siano diverse da quelle che il sindacato porta avanti in qualsiasi altro Paese. Il problema è che in Colombia sembra non accettarsi che esistano persone che possano tutelare collettivamente i lavoratori, portare avanti i loro diritti, le loro giuste rivendicazioni. C’è una persecuzione sistematica e organizzata da parte dei paramilitari, con complicità anche ad altri livelli, contro un gruppo sociale: quello dei sindacalisti.

 
D. - Quali sono le caratteristiche più preoccupanti della situazione del mercato del lavoro in Colombia, anche in riferimento alla presenza di compagnie transnazionali...

 
R. - Le imprese transnazionali presenti in Colombia sono nei settori del petrolio, dell’energia, nel settore alimentare. Quindi, c’è un interesse a sfruttare in alcuni casi le risorse naturali esistenti in quel Paese e, in un altro caso, ad occupare un mercato, quello del consumo, presente in Colombia, sfruttando sia una condizione di bassi salari, sia soprattutto l’impossibilità di organizzarsi sindacalmente e dunque di poter migliorare, da parte dei lavoratori, la propria condizione. Inoltre, va detto che il fenomeno della precarizzazione coinvolge nei settori privati, nei settori dell’industria manifatturiera, quasi il 90 per cento delle persone che lavorano. Quindi, di fatto c’è un mercato del lavoro senza regole e senza tutele.







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