Le religiose di tutto il mondo lanciano un appello ai capi di Stato a contrastare
la tratta di esseri umani
“Uno dei problemi più urgenti del nostro tempo”. Così l’Unione internazionale delle
superiore generali (UISG) e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM),
definiscono la tratta di esseri umani nel documento redatto ieri a termine del Congresso
di Roma dedicato a questo tema. Pressante l’appello dei religiosi ai capi di Stato
e di governo, alle organizzazioni internazionali, a tutti gli uomini di buona volontà
per un impegno globale contro una piaga sociale che rappresenta “una vergogna per
tutta l'umanità”. Fin dal 2004, informa l'agenzia Zenit, l'UISG e l'OIM realizzano
corsi di formazione rivolti a religiose in tutto il mondo per contrastare la tratta
e in questi giorni hanno denunciato la carenza di politiche statali efficaci su questo
fronte. “Ogni stretta repressiva contro l'emigrazione – hanno poi sottolineto con
forza i religiosi – non fa altro che dare nuova linfa al traffico illegale”, perché
“la tratta è uno degli effetti della globalizzazione della povertà e della fame, contro
cui i governi intraprendono solo una lotta a parole”. Occorrono, invece, prevenzione,
messa in rete delle esperienze e più iniziative comuni di sensibilizzazione a livello
di opinione pubblica. E naturalmente “una solida volontà di promuovere l'intrinseco
valore di ogni essere umano”. A tal fine l’UISG si è riproposto di intensificare la
collaborazione con le Congregazioni maschili che, come ha dichiarato padre Pietro
Trabucco, Segretario generale della Unione superiori generali (USG), “possono fare
molto per contrastare la mercificazione e lo sfruttamento della sessualità da parte
degli uomini”. Tra i relatori anche l'ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede,
Mary Ann Glendon che, dopo aver auspicato maggiori finanziamenti per i programmi di
tutela a favore delle vittime, ha espresso apprezzamento per il programma pilota messo
a punto dall'Oim, promotrice della formazione, in quattro anni, di oltre 400 suore
in 22 Paesi, e prossima a dedicarsi ora al coinvolgimento del clero maschile. (S.G.)