La Spagna nel mercato mondiale delle armi: i dati in un libro dell'associazione "Cristianesimo
e Justicia"
Nel corso della recente conferenza internazionale di Dublino sull’eliminazione definitiva
delle bombe a grappolo, molte voci critiche si sono levate in Spagna contro la produzione
di questo tipo di armi in alcune industrie del Paese. È stato, inoltre, pubblicato,
con il titolo “L’affare delle armi in Spagna” e su iniziativa dell’associazione “Cristianesimo
e Justicia”, un libro sul quadro generale delle esportazioni in questo ambito. Undici
le domande poste in questo documento destinato a un’ampia divulgazione. Un dato molto
preoccupante è l’incremento progressivo della produzione delle armi nel Paese, che
ormai si é situato all’ottavo posto dei produttori mondiali. Le nazioni in via di
sviluppo sono destinatarie del 43 per cento delle esportazioni spagnole. Secondo il
Codice di condotta dell’Unione Europea è proibita la vendita di armi a Paesi denunciati
per la sistematica violazione dei diritti umani, o che non condannano il terrorismo
oppure che si trovano in situazione di conflitto armato. Questo Codice, approvato
dalla Spagna nel 2007, non sempre è stato rispettato. Il controllo sulla produzione
e sulla vendita delle armi risulta particolarmente difficile poiché su queste operazioni
viene applicato il segreto ufficiale, molte volte a richiesta dei Paesi destinatari.
Sono noti, tuttavia, alcuni dati: i più grandi esportatori di armi sono la Russia
con il 31 per cento del totale mondiale, gli Stati Uniti con il 30 per cento e l’Unione
Europea al terzo posto con il 27 per cento. (A cura di Ignacio Arregui)