Preoccupazione per l’impennata delle quotazioni del greggio - che ieri si sono portate
al record storico, sfiorando i 140 dollari al barile - è stata espressa dagli Stati
Uniti e le quattro principali potenze economiche dell'Asia: Giappone, Cina, India
e Corea del Sud. Lo si legge nella nota congiunta del cosiddetto G5, il vertice dei
cinque Paesi che pesano complessivamente per la metà dei consumi energetici dell'intero
pianeta. Sulle conseguenze che il caro-greggio ha sulla vita quotidiana, Stefano Leszczynski
ha intervistato Mario Deaglio, docente di Economia Internazionale all’Università di
Torino:
R. - Questa
situazione crea difficoltà sempre più pesanti e ad essere colpiti sono soprattutto
quei settori che fanno largo uso del petrolio. In cima alla lista metterei il settore
alimentare, per quanto riguarda soprattutto la panificazione, perchè questo settore
usa due materie prime che hanno forti aumenti: il petrolio - o comunque l’elettricità
per i forni - e la farina, quindi, i cereali di base che anch’essi sono aumentati.
E anche per quanto riguarda il settore della pesca, il prezzo del carburante rappresenta
uno dei costi principali. D. - Come mai non si parla di bioenergie
come fonti alternative? E’ ancora così sconveniente? R. - Non
è tanto una questione di essere sconveniente. Queste energie richiedono parecchio
tempo per essere prodotte in maniera massiccia, ma sono quasi tutte totalmente inadatte
a usi di alta potenza, cioè a usi di tipo industriale. Io sono convinto che il migliore
investimento in energia sia nel risparmio di energia. D. -
E’ plausibile una frontiera di prezzo per il petrolio o non esistono? R.
- Se noi lo teniamo, così come è adesso, il mercato del petrolio è aperto a ogni genere
di speculazione. La prima cosa che si potrebbe fare per raffreddare il meccanismo
è limitare il mercato del petrolio ai soli operatori industriali e, quindi, far sì
che chi vada a comprare il petrolio sia qualcuno che lo usi, o che lo rivenda a un
utilizzatore, e non invece a qualcuno che semplicemente ha soldi da investire. Naturalmente,
se si va oltre questo livello, dovremmo ritornare a dei regimi di prezzi negoziati,
imposti: un regime che ha molte rigidità, ma che garantisce stabilità di breve periodo.