2008-06-07 12:34:17

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa Decima Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il Vangelo della vocazione di Matteo il pubblicano, che, chiamato dal Maestro, sùbito lascia il banco delle imposte per seguirlo. Gesù siede a mensa con i pubblicani e i peccatori, tra le critiche dei farisei. Allora il Signore dice:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3

(musica)

 
Matteo stava seduto al banco facendo il suo lavoro quotidiano. È dentro questa ordinarietà feriale che Gesù passa ... È un istante. 

È in quell’istante che tutto si giocò per Matteo. È nell’istante che tutto si gioca, che si gioca l'atto di riconoscimento e il moto repentino di adesione.

 
È vero che la vita nostra scorre nel tempo e il tempo è composto di molti istanti. Ma ogni istante è unico e ciò non tanto perché sia distinto fisicamente dagli altri, quanto perché, in esso, Cristo passa. È Cristo che viene a chiamare i peccatori, cioè noi, a rendere unico l'istante, a renderlo carico di urgenza e a riempirlo di promessa e di futuro.

 
Tutta la vita di Matteo fu segnata indelebilmente da quell’istante. Non nel senso che ci fu solo quello, ma nel senso che tutti quelli che seguirono furono riempiti oltre misura e resi carichi di decisione amorosa per Colui che poco dopo a tavola disse: “Amore, fedeltà all’Alleanza, io voglio” (cf Os 6, 6).

 Se l'istante “è il rapporto dell'attimo con l’Infinito”, l’Infinità più infinita è quella dell’amore.

 
(musica)







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