Doppio attentato nello Sri Lanka. L'arcivescovo di Colombo: una guerra assurda
Infuria la violenza nello Sri Lanka: stamani, una mina innescata a distanza con un
telecomando è esplosa al passaggio di un autobus gremito di pendolari a sud della
capitale Colombo, causando almeno 22 morti e oltre 50 feriti. E poco fa è arrivata
la notizia di un nuovo attentato contro un autobus nel centro del Paese: ci sarebbero
almeno due morti. Dall'inizio del conflitto nello Sri Lanka, nel 1983, sono morte
nel Paese tra le 60 e le 70 mila persone. Dal 16 gennaio scorso non è più in vigore
tra governo e separatisti Tamil la tregua conclusa nel febbraio 2002 sotto il patrocinio
della Norvegia. Il cessate il fuoco non è stato rispettato da quando è stato eletto
alla fine del 2005 il presidente Mahinda Rajapaksa, un nazionalista fautore del pugno
di ferro contro la guerriglia. Il servizio di Maria Grazia Coggiola.
Due
giorni dopo l’esplosione di una bomba sui binari di un treno locale, un nuovo sanguinoso
attentato ha colpito dei pendolari alla periferia di Colombo. Un autobus affollato
di gente, diretta al lavoro, è saltato su una potente mina a frammentazione, nelle
prime ore del mattino, nella località di Moratuwa, nei pressi della capitale. Secondo
alcuni dei passeggeri sopravvissuti, l’esplosione è stata fortissima ed ha causato
il completo ribaltamento del mezzo. Un portavoce dell’esercito ha accusato i ribelli
delle Tigri Tamil della strage che fa parte di una lunga scia di attentati che da
mesi stanno seminando il terrore a Colombo, nelle zone a maggioranza cingalese. Da
quando è ufficialmente saltata la tregua con i ribelli Tamil, all’inizio dell’anno,
lo scontro etnico in Sri Lanka è precipitato in un conflitto armato. L’esercito sta
cercando di riconquistare, con una massiccia offensiva, le roccaforti delle Tigri
Tamil, ancora presenti nel nord dell’isola. I separatisti accusano però il governo
di effettuare dei raid con l’uso di mine contro i civili, nelle zone sotto il loro
controllo.
Appena una settimana fa Benedetto XVI, ricevendo il nuovo ambasciatore
dello Sri Lanka presso la Santa Sede, aveva lanciato un appello per la fine della
violenza nel Paese affermando che “gli atti di terrorismo non sono mai giustificabili”.
Nello stesso tempo aveva sottolineato che “la lotta contro il terrorismo deve sempre
essere svolta con rispetto per i diritti umani” e la legalità. Ma sulla situazione
nell’isola ascoltiamo l’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Thomas Colman Gomis,
al microfono di Emer McCarthy:
R.
– This type of violence is going on... Questo tipo di violenza sta purtroppo
andando avanti e con atti totalmente assurdi. Tutti quelli che vengono uccisi sono
civili e non hanno niente a che fare con questa guerra: sono solo persone che vivono
nello Sri Lanka. Non riesco proprio a capire perché adottino questa strategia causando
solo distruzione e uccidendo persone innocenti. D’altra parte sono contento che il
Santo Padre abbia lanciato un appello per la fine della violenza.
D.
– Il Papa nel suo discorso al nuovo ambasciatore srilankese ha parlato anche delle
tante persone scomparse, come padre Jimbrown e il suo assistente, spariti nel nulla
da due anni, invitando le autorità di Colombo a risolvere questi casi...
R.
– Yes, many of those we’ve still … Sì, per molti di loro non siamo ancora
riusciti a sapere nulla. Ci sono anche delle Commissioni incaricate ma finora ci sono
stati pochi progressi nelle indagini. Credo che le ricerche dovrebbero essere più
serie: se così non sarà, le istituzioni del Paese diventeranno davvero desolanti.
D.
– Qual è la posizione dei vescovi srilankesi sulla situazione che sta vivendo il Paese?
R.
– We have very clearly... Noi abbiamo chiaramente detto che siamo per una
soluzione politica. E abbiamo sottolineato tre punti: primo, che questo è un solo
Paese e non deve essere diviso. Secondo, che ogni cittadino del Paese deve avere uguali
diritti. Terzo, che la soluzione al problema che stiamo affrontando oggi non è la
guerra, ma una soluzione politica basata sulla giustizia e sull’uguaglianza. Io spero
che queste proposte vengano prese in seria considerazione dal governo dello Sri Lanka.
Da parte nostra invitiamo tutti a pregare per questo Paese perché ciò che è impossibile
all’uomo è possibile a Dio. Questo è il mio appello finale.