Concluso a Roma l'incontro internazionale per la lotta delle religiose contro la tratta
Si è concluso oggi a Roma l’incontro promosso dall’Unione internazionale superiore
generali e dall’OIM, l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, con l’obiettivo
di creare una rete internazionale di religiose per combattere la tratta degli esseri
umani, che coinvolge circa 800 mila persone nel mondo, per lo più donne. Oltre 30
le Congregazioni religiose che hanno partecipato all’evento in rappresentanza di
un grandissimo fronte di suore già impegnate nella lotta contro questo turpe fenomeno.
Fabio Colagrande ha intervistato suor Bernadette Sangma, salesiana e coordinatrice
del convegno, e Stefano Volpicelli, coordinatore dell’incontro per l’OIM. A
suor Sangma ha chiesto se, condotta in rete, la lotta contro la tratta abbia maggiori
possibilità di successo:
R.
– Sì, perchè ci rendiamo conto di trovarci in una posizione molto strategica. E questo
perchè quando si parla di tratta - di donne e di bambini, ma ormai anche di uomini
– risultano coinvolte tre tipi di nazioni: le nazioni di origine, le nazioni di transizione
e le nazioni di destinazione. Guardandoci intorno, laddove siamo presenti, ci siamo
resi conto che avremmo potuto coprire tutte e tre questi tipi di nazioni. Ci siamo
anche rese conto che se ci fossimo uniti in una rete, avremmo potuto - da una nazione
di origine ad una nazione di destinazione – rendere possibile una collaborazione per
cercare di salvare queste donne da questa schiavitù, da questa esperienza disumanizzante.
D. – Volpicelli, nella lotta contro il traffico
di esseri umani che voi dell’OIM portate aventi, è importante tener conto delle diversi
legislazioni nazionali che riguardo l’immigrazione... R. – Sì,
soprattutto perchè è come se fosse un cane che si morde la coda, nel senso che le
politiche migratorie restrittive aumentano la tratta, la facilitano, perchè è ovvio
che non esistendo la possibilità legale di spostarsi in forma sicura da un Paese all’altro,
anche soltanto per cercare un lavoro, è anche chiaro che chi vuole muoversi cercherà
e poi troverà anche delle soluzioni alternative. Questo purtroppo rappresenta un tema
molto delicato, perchè bisogna coniugare diversi interessi. E’ vera e necessaria la
protezione e la sicurezza nei nostri Paesi, ma anche la dignità e la possibilità di
riscatto e di sviluppo per coloro che arrivano da Paesi più arretrati dal nostro.
D. – Voi dell’OIM quale contributo potere dare alle
Congregazioni religiose femminili lotta contro la tratta?
R.
– In realtà non è tanto l’OIM che dà e l’UISM che riceve o viceversa. La cosa bella
che noi stiamo sperimentando tuttora è proprio questa comunione di interessi nella
consapevolezza e nel rispetto delle reciproche differenze. Significa quindi sviluppare
linguaggi nuovi, significa mettersi in discussione come organizzazioni, significa
aprirsi. Questo banalmente si traduce in una ricchezza non solo interpretativa del
fenomeno, ma anche in una ricchezza di possibili sinergie e collaborazioni operative.
Il valore aggiunto è questo mix di spiritualità e di professionale: perchè non è che
il laico è professionale e il religioso è spirituale, ma sono differenti sensibilità
spiritualità e differenti modalità operative professionali che vengono mischiate insieme.
Il risultato è efficace: riusciamo a dare visibilità a chi vive nell’invisibilità.