Un militante dell'ala armata di Hamas è stato ucciso dall'esercito israeliano nel
corso di un'incursione all'alba di oggi, a est della città di Gaza. In precedenza,
nella notte, almeno dieci palestinesi erano rimasti feriti in un raid aereo israeliano
contro un posto di polizia di Hamas a Beit Lahiya, nel nord della striscia di Gaza.
In mattinata, invece, tre palestinesi - un ufficiale della polizia e due civili -
erano morti nel rione di Sajaya, a Gaza, in un violento scontro armato fra un’unità
antidroga di Hamas e esponenti di un’organizzazione armata, sospettata di traffico
di narcotici. Sei presunti trafficanti sono stati arrestati e ingenti quantità di
droghe sono state confiscate. Almeno quattro razzi sono stati sparati da miliziani
palestinesi appostati nel nord della striscia di Gaza contro villaggi israeliani del
Neghev. Non si ha notizia di vittime, mentre a quanto pare danni materiali sono stati
registrati in un istituto scolastico della zona. Diverse persone sono rimaste in stato
di shock.
Turchia I vertici del Partito di radici islamiche Giustizia
e Sviluppo, AKP, al governo in Turchia, sono stati convocati in una riunione d'emergenza
questo pomeriggio per valutare il possibile impatto della sentenza emessa ieri dalla
Corte costituzionale a proposito del velo negli atenei. La Corte ha annullato l'abrogazione,
voluta dall'AKP, del divieto per le studentesse di indossare il velo negli atenei.
È opinione diffusa che la decisione dell'Alta Corte abbia costituito il più grave
colpo alle speranze del partito di evitare l'ordine di chiusura - da parte dello stesso
tribunale - al termine di un procedimento che lo chiama a rispondere di ben 17 capi
d'imputazione per asserite “attività antilaiche” contro lo Stato. Una delle 17 accuse
mossegli è appunto quella di aver fatto abrogare il divieto del velo islamico (turban)
negli atenei. La riunione, che ha inizio alle 15 (le 14 in Italia) è presieduta dal
premier, Tayyip Erdogan. Secondo analisti locali, i vertici del partito - che rischia
la chiusura e l'interdizione dalla politica di 71 suoi membri, tra cui lo stesso Erdogan
ed il presidente della Repubblica, Abdullah Gul - potrebbero anche discutere della
possibilità di indire elezioni anticipate. Zimbabwe A venti
giorni dal secondo turno elettorale per le presidenziali in Zimbabwe, alcuni diplomatici
americani e britannici sono stati trattenuti dalla polizia, ieri, per alcune ore “in
stato di fermo”. Un episodio che ha portato ad un intervento del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, che ha richiamato il Paese al rispetto della convenzione di Vienna.
Intanto da Bruxelles, il Commissario Europeo agli Aiuti Umanitari, Louis Michel, ha
chiesto l’eliminazione immediata della sospensione delle attività delle Organizzazioni
non Governative, decisa dal governo dello Zimbabwe. Sulla difficile situazione nel
Paese africano, Salvatore Sabatino ha sentito Enrico Casale, esperto
africanista della rivista internazionale missionaria “Popoli”: R.
– Credo che la situazione sia molto seria, perchè la tensione, soprattutto nelle campagne
sta diventando veramente altissima. Il vero problema è che la polizia, l’esercito
e le milizie di Mugabe stanno intervenendo nelle campagne per fare forti pressioni
attraverso minacce, attraverso percosse, sulla popolazione, affinché voti il presidente
Mugabe. La partita in gioco è altissima. Mugabe, questa volta, per la prima volta
dopo 28 anni di potere, rischia di perdere il potere. Quindi, con lui rischia di uscire
di scena un gruppo di potere che è rimasto al vertice del Paese dal giorno dell’indipendenza
ad oggi. Questo gruppo di potere ha una forte presa sia sul sistema economico, gestendo
il mercato nero, sia sulla società, e difficilmente lascerà il potere in modo democratico,
in modo civile.
D. – Rispetto a quello che è stato
il fermo di polizia per i diplomatici britannici e americani, abbiamo visto che c’è
stato questo duro intervento da parte dell’ONU. Secondo te, che ricadute avrà?
R.
– Non credo che avrà molte ricadute. Io voglio sottolineare che oltre al fermo dei
diplomatici, c’è stato anche il fermo di Morgan Tsvangirai e di Modiwa, l’altro oppositore
di Mugabe. Quindi, questo dimostra che l’attuale presidente non si ferma di fronte
agli appelli. Sono più forti gli interessi che lui deve difendere, che sono interessi
della classe politica, che gli è stata attorno da 28 anni a questa parte.
Darfur Il
Sudan ha deciso di bandire le ditte statunitensi da contratti con i peacekeeper
internazionali in Darfur e di non rinnovare un contratto della società Lockeed Martin
Corp. Ne ha dato notizia l'ambasciatore sudanese all'ONU, Abdalmahmud Abdalhaleem,
all'inizio di una visita in Darfur di una delegazione del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite. "Non daremo più permessi alle società americane in questo Paese per
lavorare con la Missione in Darfur", ha dichiarato il diplomatico. Abdelhaleem ha
aggiunto che il Sudan non rinnoverà un contratto della PA&E, sussidiaria al 100 per
cento della Lockeed Martin, quando scadrà in luglio. I rapporti tra Sudan e Washington
sono sempre più tesi, soprattutto da quando l'amministrazione USA ha utilizzato di
continuo il termine "genocidio" per descrivere la situazione in Darfur, attribuendone
la responsabilità al governo di Khartoum. In un colloquio con la delegazione dell'ONU,
il presidente sudanese, Omar el Bashir, ha denunciato una “campagna brutale” contro
Khartoum e difeso strenuamente il proprio Paese contro le accuse del procuratore del
Tribunale penale Internazionale (TPI), secondo il quale il Sudan si rifiuta di collaborare
e di consegnare due sospetti criminali di guerra del Darfur, Ahmad Harun e Al Kushayb.
“Il mio Paese è bersaglio di una campagna ingiusta e deliberata - ha detto Bashir
- questa campagna brutale ha tentato di esagerare e di deformare i fatti e ha offuscato
l'immagine, il patrimonio e i valori del nostro popolo”.
Pakistan La
polizia pakistana ha arrestato stamattina sei presunti terroristi, tra i quali tre
kamikaze, tra Rawalpindi e Islamabad. La notizia è stata riferita dal consigliere
del ministro degli Interni, Malik, alla stampa, secondo la quale è stato anche dichiarato
lo stato d'allerta a Islamabad e a Rawalpindi, città-satellite della capitale pakistana,
sede dell'esercito. Poche ore prima, la polizia aveva bloccato tre auto che trasportavano
circa 500 chilogrammi di esplosivo, con l'arresto di tre persone. I fermi sono stati
resi possibili dal maggior numero di agenti di polizia dispiegati sul territorio dopo
l'esplosione della bomba a Islamabad, il 2 giugno scorso, dinanzi all'ambasciata danese,
che ha provocato 8 morti: attentato rivendicato da al Qaeda.
Russia- Ucraina Il
presidente russo, Dmitri Medvedev, e il collega ucraino, Viktor Iushenko, si sono
incontrati oggi per un faccia a faccia a margine del vertice informale della CSI (Comunità
di Stati indipendenti, l'organismo nato dalle ceneri dell'URSS), che si tiene oggi
a San Pietroburgo in concomitanza con il Forum economico internazionale. Iushenko,
riferisce l'agenzia Itar-Tass, ha detto di avere intenzione “di risolvere tutti i
problemi che dividono la Russia e l'Ucraina”. Medvedev si è detto contento dell'incontro
e sicuro che si risolveranno tutte le questioni. Dopo l’incontro fra il leader del
Cremlino e il presidente ucraino, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha fatto
sapere che il prezzo del metano russo destinato all'Ucraina verrà “quasi raddoppiato”
a partire dal primo gennaio del 2009. Stando a Lavrov, Iushenko si è dichiarato d'accordo,
affermando che prima si passerà ai prezzi di mercato, meglio sarà per l'economia del
Paese. Attualmente, Kiev paga 179,5 dollari per 1.000 metri cubi di gas, un prezzo
di molto inferiore a quello praticato dal gigante monopolista russo Gazprom sui mercati
europei. Al vertice della CSI, sono assenti solo il presidente kazhako, Nursultan
Nazarbayev, che aveva già incontrato Medvedev ad Astanà, e il bielorusso Aleksandr
Lukashenko, in un momento difficile dei suoi rapporti con la Russia, di cui un tempo
la Bielorussia era alleato di ferro.
Negli Stati Uniti si parla dell’incontro
Obama-Clinton Si sarebbe svolto a casa della senatrice democratica, Dianne
Feinsetein, a Washington l'incontro di ieri sera tra Barack Obama e Hillary Clinton:
lo si legge sulla versione online del Washington Post a conferma che la location
"segreta" dell'appuntamento non è stata la residenza nella capitale di Hillary, come
riferito in un primo momento. Ma rimangono questi gli unici dettagli diffusi sull'incontro
che per il resto rimane "segreto": Diversi media americani oggi concordano sulla versione
secondo la quale l'incontro è avvenuto su richiesta della Clinton e alla presenza
di pochi collaboratori dei due senatori. Una decisione dell'ultimo minuto, si deduce
inoltre, visto che Obama, che sarebbe dovuto tornare direttamente a Chicago dopo un
meeting elettorale in Virginia, ha lasciato partire senza di lui l'aereo che lo attendeva
con a bordo il suo entourage e i giornalisti. La ex first lady sospenderà la
sua campagna elettorale domani, offrendo il proprio appoggio ufficiale a Obama. Ieri,
la campagna della Clinton ha ricordato in un comunicato che “la scelta del vicepresidente
spetta al senatore Barack Obama” e che Hillary “non sta cercando la vicepresidenza”.
Una dichiarazione che non intende comunque, secondo gli osservatori, togliere la Clinton
dalla competizione, ma piuttosto rafforzare le sue possibilità di diventare la vice
del senatore dell'Illinois nel ticket democratico per la Casa Bianca.
Al
processo a Guantanamo, gli imputati dell’11 settembre cercano il martirio Come
Khalid Sheikh Mohammed, considerato il cervello degli attacchi dell'11 Settembre 2001
contro le Torri Gemelle e il Pentagono, anche altri quattro imputati incarcerati a
Guantanamo hanno chiesto di non essere difesi e di essere uccisi, per trasformarsi
automaticamente in martiri. L'ultimo dei cinque imputati presenti ieri in apertura
del processo militare, Mustafa Ahmed al-Hawsawi, accusato di essere il finanziere
di al Qaida, ha fatto la sua richiesta in serata, poco prima della sospensione della
seduta. Nell'aula di Camp Justice, una struttura per i processi ai terroristi costruita
nella base navale a Cuba, Mohammed, il pakistano che si è autoaccusato di aver pianificato
l'11 settembre “dall'A alla Z”, ha fatto sapere di non volere l'assistenza dei legali
scelti del Pentagono e di accettare solo la sharia, la legge islamica. Un processo
è atteso solo tra alcuni mesi, forse a settembre, e potrebbe sfociare nella condanna
a morte degli imputati.
Corea del Nord Giappone e Corea del Nord
terranno incontri informali a Pechino nel fine settimana, nell'ambito degli sforzi
per riallacciare le relazioni bilaterali. Tra gli argomenti di discussione, i sequestri
di cittadini nipponici organizzati da Pyongyang nel passato e le altre questioni ancora
in sospeso per favorire la possibile ripresa del gruppo di lavoro bilaterale e i negoziati
a sei, che coinvolgono Giappone, USA, le due Coree, Russia e Cina. Lo ha annunciato
il ministro degli Esteri, Masahiko Komura, precisando che un “alto rappresentante
giapponese incontrerà il suo omologo della Corea del Nord per uno scambio di opinioni”.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 158 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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