Giornata Internazionale dei bambini innocenti, vittime di aggressioni
Si celebra oggi la “Giornata Internazionale per i bambini innocenti, vittime di aggressioni”.
La ricorrenza si ricollega con il “Decennio Internazionale della Pace e della non
violenza per i bambini del mondo” proclamato dall’Assemblea Generale dell’ONU per
il periodo 2001-2010. Per questo periodo l’UNESCO ha avuto l’incarico dalle Nazioni
Unite di attivare iniziative per promuovere una cultura di pace e di non-violenza.
La commemorazione per i bambini vittime delle guerre è stata decisa nel 1982 durante
una sessione speciale sulla questione della Palestina nel corso della quale emerse
con drammatica evidenza il numero dei bambini vittime della violenza bellica. Nelle
parole del direttore generale dell’UNESCO, Koichiro Matsuura, “compito principale
delle Nazioni Unite è salvare le future generazioni dal flagello della guerra (Carta
ONU, 1945) … attraverso un concetto di educazione formale e non-formale, basata sulla
scelta dei valori, sul rispetto dei diritti umani in tutte le dimensioni della vita:
nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle proprie case”. Al microfono di Chiara
Calace il prof. Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale
Italiana UNESCO:
R. –
Le prime vittime in termini di violenza e in termini di aggressione bellica sono i
bambini. Credo che oggi sia importante che le Nazioni Unite richiamino proprio l’attenzione
su questo risvolto della violenza e della guerra.
D.
– L’UNESCO negli anni passati si è impegnato per promuovere una cultura di pace e
di non violenza. Quali sono stati i follow up di questo impegno?
R.
– In questo senso credo che la scelta dell’UNESCO di radicare il tema della cultura
della pace al tema dello sviluppo sostenibile sia stata intelligente. Ci si è infatti
resi conto che oggi i grandi temi e i grandi motivi di conflitto a livello internazionale,
ma anche spesso a livello locale, avvengono per motivi di sopravvivenza, derivanti
dallo sfruttamento non corretto di risorse naturali.
D.
– La Giornata internazionale per i bambini innocenti vittime di aggressioni si inserisce
nel quadro di un periodo – 2001-2010 – definito dall’ONU il “decennio internazionale
della pace e della non violenza per i bambini del mondo”. Le Nazioni Unite sulla stessa
linea hanno poi designato il periodo 2005-2014 come il “decennio dello sviluppo sostenibile”.
L’educazione alla cultura della pace e sviluppo sostenibile sono, quindi, strettamente
connesse?
R. – Credo che l’educazione alla cultura
della pace non possa essere foriera di risultati e di successi se non legata ad una
diversa cultura dello sviluppo. Uno sviluppo, questo, che deve tenere conto che le
risorse del Pianeta servono per l’intero Pianeta e non per la minoranza del mondo
cosiddetto evoluto che le utilizza e che rappresenta una minoranza visibile rispetto
alla maggioranza che oggi versa in situazione di grande indigenza. Quello cui assistiamo
in questi ultimi tempi e cioè questi grandi flussi migratori, che spostano intere
generazioni da una parte all’altra del mondo, sono la dimostrazione che qualcosa in
termini di equilibrio e quindi di sviluppo sostenibile non funziona. Recuperare questa
cultura significa lavorare anche per la pace.